Il terreno sotto i nostri piedi si sta sgretolando – letteralmente – e con esso le fondamenta della stabilità sociale globale. Un nuovo e allarmante rapporto del movimento internazionale Salva il Suolo lancia l’ennesimo grido d’allarme: il degrado del suolo, intrecciato con la crisi climatica e l’insicurezza alimentare, potrebbe raddoppiare il numero di migranti nel mondo entro la fine del secolo. Uno scenario che non riguarda più solo regioni lontane o vulnerabili, ma che tocca da vicino anche l’Europa e l’Italia, già oggi interessate da gravi fenomeni di erosione e perdita di fertilità. Dietro ai numeri e alle proiezioni, si intravede un futuro in cui milioni di persone saranno costrette a lasciare le proprie terre, non per scelta, ma per necessità. E il suolo, spesso dimenticato nel dibattito ambientale, torna protagonista come chiave per comprendere – e affrontare – una delle crisi più urgenti del nostro tempo.
Un nuovo rapporto avverte che la crisi del degrado del suolo sta causando un raddoppio del numero di migranti a livello globale. Secondo quanto emerge da un nuovo rapporto pubblicato oggi dal movimento Salva il Suolo, le migrazioni globali dovrebbero raddoppiare entro la fine del secolo rispetto agli attuali livelli, soprattutto a causa delle devastanti e interconnesse crisi legate al dissesto del suolo, ai cambiamenti climatici e all’insicurezza alimentare.
Il rapporto, intitolato “The Nexus of Soil Degradation, Climate Change, and Food Insecurity: A Looming Global Migration Crisis”, sintetizza i dati dei principali organismi internazionali, tra cui la Banca Mondiale e l’UNCCD, presentando un severo allarme sui futuri spostamenti delle popolazioni, contribuendo all’instabilità globale e alle pressioni migratorie che interessano l’Italia.
L’analisi del rapporto evidenzia che, sebbene il cambiamento climatico sia uno dei principali catalizzatori, il degrado del suolo agisce come un “moltiplicatore di minacce” cruciale, spesso trascurato. La riduzione della capacità del terreno di resistere agli shock climatici come siccità e inondazioni, la riduzione della produttività agricola e l’aumento dell’insicurezza alimentare, costringendo milioni di persone ad abbandonare le proprie case, sono alcuni dei principali effetti del degrado del suolo.
Le proiezioni della Banca Mondiale analizzate nel rapporto stimano che gli impatti climatici, esacerbati dalle cattive condizioni di salute dei terreni, potrebbero costringere fino a 216 milioni di persone alla migrazione interna entro il 2050. Tale fenomeno dovrebbe incrementare considerevolmente la pressione della migrazione internazionale.
“Il nostro rapporto rivela che le fondamenta di comunità stabili si stanno letteralmente erodendo sotto i nostri piedi”, si legge nell’analisi di Salva il Suolo. Secondo le stime, il 95% del suolo terrestre potrebbe essere degradato entro il 2050 se le tendenze attuali dovessero continuare, il rapporto descrive le gravi conseguenze che si stanno già verificando. Nell’Africa subsahariana, il degrado del suolo potrebbe ridurre la produzione di colture fino al 22% entro il 2040, con un calo del 50% della resa del mais in alcune aree entro il 2050.
Il rapporto evidenzia impatti significativi anche in Europa, prevedendo che, in scenari di emissioni elevate, circa il 15% del continente potrebbe passare a una classe climatica più secca entro il 2100, con un conseguente intensificarsi dell’aridità che inciderebbe sulla produzione alimentare.
L’Italia è interessata da una moltitudine di processi di degrado del suolo. Si stima che l’Italia perda in media 8,3 tonnellate di suolo per ettaro all’anno a causa dell’erosione idrica e che la perdita di materia organica sia diffusa nelle pianure coltivate a causa delle pratiche agricole industriali.
Il rapporto di Salva il Suolo sottolinea che i terreni degradati, caratterizzati da una bassa percentuale di materia organica, perdono la loro capacità di trattenere acqua e sostanze nutritive. “Mantenere un suolo sano con un’adeguata quantità di materia organica, idealmente compresa tra il 3% e il 6%, non è solo una questione ambientale; è fondamentale per prevenire le migrazioni forzate”, afferma Praveena Sridhar, CTO di Salva il Suolo. Quando il suolo perde la sua vitalità, le comunità perdono la loro capacità di resistere alla siccità, i raccolti crollano e le persone sono costrette a spostarsi”. Questo rapporto sottolinea l’urgente necessità di considerare i suoli sani e vitali come la soluzione ai problemi che l’umanità deve affrontare a causa di migrazioni di massa, cambiamenti climatici, degrado del territorio e insicurezza alimentare.
Il rapporto sostiene con forza la necessità di interventi politici incentrati sul ripristino della salute del suolo attraverso una gestione sostenibile del territorio e un’agricoltura rigenerativa. Chiede che il ripristino del suolo sia considerato prioritario nei finanziamenti per il clima, che vengano migliorati i sistemi di sostegno agli agricoltori per l’adozione di pratiche sostenibili e che la salute del suolo venga integrata in tutte le strategie per il clima e lo sviluppo. Tali misure, sostiene il rapporto, sono essenziali non solo per la sicurezza alimentare e la mitigazione del clima, ma anche per consentire alle comunità di rimanere resilienti e stabili nelle loro regioni di origine.
Il movimento Salva il Suolo sottolinea che affrontare le crisi interconnesse del cambiamento climatico, dell’insicurezza alimentare e del degrado del suolo richiede un’azione immediata e integrata. Investire nella salute del suolo, come illustrato nel nuovo rapporto, offre un potente percorso per mitigare gli impatti climatici, garantire la sicurezza alimentare e ridurre in modo significativo le pressioni che determinano la migrazione globale.
Salva il Suolo è un movimento popolare globale lanciato da Conscious Planet per affrontare una crisi esistenziale: il rapido degrado dei suoli agricoli. Negli ultimi trent’anni, Salva il Suolo ha sviluppato una strategia globale olistica per la rivitalizzazione del suolo, basata su progetti scalabili guidati dagli agricoltori, campagne di sensibilizzazione politica e campagne di sensibilizzazione della popolazione. Il movimento sta collaborando con diversi governi in tutto il mondo per definire le politiche sul suolo e sta sostenendo oltre 250.000 agricoltori in India nel passaggio a pratiche agricole rigenerative, come l’agricoltura basata sugli alberi (spesso definita agroforestale).
Salva il Suolo è sostenuto, tra gli altri, dal Programma ambientale delle Nazioni Unite, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, dalla Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione, dal Programma alimentare mondiale e dalla IUCN.