Home Cultura e Spettacolo Dario Argento e Michele Placido al Palladium per il docu-film su Sofia Scandurra

Dario Argento e Michele Placido al Palladium per il docu-film su Sofia Scandurra

Ci saranno Ludovica e Fiorenza Scandurra, Marco Giusti, Vito Zagarrio

da Alessandra Battaglia

Il 29 novembre alle ore 20:00 presso il Teatro Palladium si terrà la proiezione in anteprima nazionale del documentario intitolato “Le mille mani di una donna”- documentario di Ludovica Scandurra,  una delle quattro figlie dell’artista, regista, sceneggiatrice, scrittrice Sofia Scandurra -purtroppo scomparsa nel -a cui è dedicato il lavoro stesso. Co-produttrice un’altra figlia di Sofia: Fiorenza Scandurra. Per l’importante evento, inserito nel Palladium Film Festival, interverranno come ospiti d’eccezione Dario Argento, Michele Placido e Marco Giusti. Chiaramente sarà presente la regista stessa, Ludovica Scandurra, da sempre sulle orme della madre anche nella professione. Presenterà l’incontro Vito Zagarrio.

Il film è incentrato sulla figura di Sofia, una tra le prime regate donne italiane ad aver saputo dare un contributo significativo ed importante al panorama culturale italiano e non solo dal punto di vista cinematografico.  Sofia Scandurra è stata infatti una donna di talento e sensibilità eccezionali. Chi -come la scrivente- ha avuto il privilegio di conoscerla non può dimenticare la sua forza, l’energia che sempre la abitava nel pensiero e la disponibilità che aveva nei modi.

Pensando a Sofia Scandurra una valanga di emozioni si susseguono insieme ai tantissimi ricordi. In primis il suo libro “Cinema e ceci”, poi  il suo film “Io sono mia” , manifesto visivo non solo di un’epoca, ma di una battaglia intrapresa per far valere le donne e anche un tassello fondamentale per decifrare il mosaico dei suoi talenti. Dotata di una personalità incontenibile, sempre animata dalla voglia di insegnare alle nuove generazioni l’arte del Cinema e trasmettere tante altre sue conoscenze. Tra i suoi allievi uno su tutti: Emanuele Crialese, di cui Sofia amava parlare, è stato insignito del Leone D’Argento al Festival del Cinema di Venezia, Candidato all’Oscar e David di Donatello.

Ma sarebbe riduttivo parlare di Sofia Scandurra senza parlare degli altri suoi interessi. Si può dire che Sofia Scandurra era una autentica Artista a tutto tondo. Inizia subito con un tuffo nel mondo dell’arte già da molto giovane.  Iniziando ad esprimersi attraverso la pittura, vince un premio alla Mostra “Pittrici italiane” al Palazzo delle Esposizioni. Dopo poco passa anche a scrivere racconti che, sotto lo pseudonimo di Lazzarina, pubblicati periodicamente dal quotidiano Il Tempo. Negli anni ne scriverà oltre 400.
Nel 1981 approda alla pubblicazione, con Bompiani, del suo primo romanzo, Complesso di famiglia, che l’anno seguente è premio Castiglioncello per la letteratura, premio Penna d’Argento fino ad arrivare nella rosa finale delle opere prime al premio Viareggio. Il romanzo successivo è del 2010, Cinema e ceci, edito da Iacobelli, in cui ripercorre con il suo inconfondibile tocco ironico una carriera cinematografica enorme. “Il lavoro del cinema” come lo chiamava lei, è stata la sua grande passione e l’ha vista accanto, in veste d’aiuto regista, ad autori come Luigi Zampa, Mario Camerini, Nino Manfredi, Adriano Celentano, Dario Argento, e molti altri.

Anche nel e per il cinema Sofia Scandurra continua a riversare il suo talento e a scrivere. Sono sue infatti le sceneggiature di film come La moglie più bella, di Damiano Damiani, I giovani tigri e Le gladiatrici, di Antonio Leonviola, e molte altre realizzate anche per la televisione.  I temi di attualità le stavano a cuore, aveva il piglio indagatore e l’estro artistico. E, seguendo queste ispirazioni, infatti si cimenta come regista televisiva nel realizzare una serie di programmi inchiesta che si concentrano su argomenti scabrosi e “scomodi”, come la prostituzione, l’incesto, il cancro, la condizione delle donne. Ed arriva così proprio a toccare con quest’ultima tematica il filone che la condurrà dietro la macchina da presa in prima persona, per realizzare il suo primo lungometraggio: “Io sono mia”. La pellicola iconica  tanto fece discutere la censura, il pubblico, la critica. Il film è del 1977 ed è tratto dal romanzo del 1975 di Dacia Maraini Donna in guerra.

Sofia scrive la sceneggiatura e accanto alla produttrice Lù Leone mette faticosamente insieme una troupe formata da tutte donne. Il “tocco” della regista è leggero, femminile più che femminista, volto soprattutto ad una riflessione intima di autocoscienza, prima vera tappa per una metamorfosi profonda delle donne nel contesto sociale italiano di quel tempo. Anche il teatro beneficia delle sue duttili capacità, sia come autrice di commedie originali, sia come autrice di adattamenti teatrali, sia come regista, con titoli che restano in cartellone per molte stagioni.

“Sofia è stata un vero pilastro del cinema italiano e il suo ricordo vivrà sempre per la sua Opera e per la sua Scuola nel cuore di quanti la conobbero e la apprezzarono”

scrive di lei Mara Blasetti. Sofia, dopo tanti anni di lavoro e tanti riconoscimenti, nel 1983 realizza insieme ad altri tre nomi fondamentali un’opera che ancora oggi esprime la poliedricità dell’artista. Insieme a Cesare Zavattini, Alessandro Blasetti e Antonio Leonviola Sofia Scandurra fonda la Libera Università del Cinema, mettendo a frutto le sue precedenti esperienze d’insegnante di regia cinematografica presso l’I.S.C. di Firenze, e il Centro Sperimentale di Roma.

Il documentario girato dalla figlia Ludovica Scandurra promette di restituirne un affresco emozionante e profondamente interessante. Tante le voci illustri di cinema e cultura che hanno intrecciato il percorso con Sofia Scandurra, diverse la racconteranno nella pellicola. Un modo per rendere omaggio ad una donna rara, unica, veramente indimenticabile e preziosa. La “scuola”, un vero e proprio laboratorio pratico di cinema, come lei ama definirlo, diventa il punto di partenza per molti giovani cineasti, che sotto la guida del gruppo di docenti e della generosa ed infaticabile Sofia, riescono ad approdare al magico mondo del cinema passando dalla porta principale.

La scuola, una struttura piccola ma molto attiva, che da sempre Sofia ha coordinato affiancata dalle sue figlie è il lascito più prezioso di una donna che ha fatto del sogno il suo mestiere, e che ha insegnato il mestiere del cinema ai giovani per farli continuare a sognare; ed è nella continuità del suo progetto che i suoi “figli” veri e i suoi “figli d’arte”, ORGOGLIOSI di esserlo, hanno ricevuto il testimone.

Questo si legge sul sito della Libera Università del Cinema di Roma, con sede a Zagarolo, un luogo pieno di quella magia che si lega da sempre al cinema stesso.

Alessandra Battaglia

 

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