Tra le serie Netflix più apprezzate c’è il fenomeno “The Night Agent” in cui Gabriel Basso interpreta Peter Sutherland, reclutato come agente solo per rispondere a un telefono che non squilla quasi mai. È sul quasi che nasce il trip ipnotico di questa prima serie a cui è impossible dire stop tanto che il successo di pubblico ne ha già decretato il sequel, la seconda stagione. Ma l’aspetto interessante riguarda il fatto che non è tutta funzione, anzi sembrerebbe che il programma segreto “Night Action” esista veramente.
Come tanti prodotti di successo anche questa serie si basa su un romanzo scritto da Matthew Quirk ed è stato proprio lui a dire che nel condurre tutte le ricerche necessarie a strutturare il suo racconto, si è più volte confrontato con veri agenti appartenenti sia all’FBI che alla CIA. “Mi hanno spiegato – ha dichiarato Quirk- ciò che accade durante questi turni notturni e nella Situation Room della casa Bianca durante una crisi, e come si sarebbe svolto uno scenario di controspionaggio come quello nel libro”. E dunque qual è il confine tra la serie e la realtà? Lieve sembrerebbe. Ricostruiamo l’intreccio che sta stregando gli abbonati di tutto il pianeta.
Se volessimo essere severi diremmo che la ricetta gustosa della serie manca del famoso ingrediente segreto. Anzi è fin tutto troppo noto ma l’ottimo ritmo articolato con sequenze di azione ben calibrate stregano lo spettatore anche se non c’è nulla di nuovo rispetto ai cliché. È davvero un remix ben orchestrato che crea l’ ingranaggio. E questo basta per regalare il podio a “The Night Agent” che guadagna il suo appeal nell’immenso panorama dei thriller seriali. E dunque è la prova che gli archetipi, perfino gli stereotipi, se ben organizzati possono fruttare oro anche senza inventarsi la luna. Manca sicuramente originalità ma la bravura degli interpreti sopperisce ottimamente perfino alle banalità della storia d’amore tra i protagonisti. Shawn Ryan punta tutto su una abile stesura della trama costellata, quasi con certosina attenzione, a incastrare tutta una serie di scioccanti rivelazioni, atroci tradimenti, grandi colpi di scena su cui lo spettatore tutto sommato si intriga dolcemente. E così scorre in un soffio l’intera durata dello show.
Durante la visione ci di chiede se esiste proprio il Peter Sutherland della serie Netflix. Magari non proprio lui ma è verosimile che ci sia in questo preciso istante qualcuno che sta facendo esattamente quel tipo di lavoro proprio adesso alla Casa Bianca. Perché? A sostenerlo è proprio lo scrittore del romanzo. Se analizziamo le premesse di “The Night Agent” sono molto affascinanti.
La storia parte da un seminterrato all’interno della Casa Bianca e da un’operazione super top secret che si chiama Night Action e prevede che un agente, Peter Sutherland interpretato nella serie da Gabriel Basso, risponda semplicemente al telefono per assistere chi si trovi dall’altra parte della linea indirizzandolo alle autorità competenti. All’inizio della serie Peter risponde alla chiamata disperata di Rose Larkin (Luciane Buchanan), una civile traumatizzata dopo l’aggressione subita dagli zii. Ma la telefonata potrebbe avvenire davvero nella realtà? Il programma segreto Night Action o qualcosa di simile esiste davvero o è tutta un’invenzione dell’autore del romanzo (a cui si ispira la serie thrillerl di Netflix) Matthew Quirk?
Nella finzione la Night Action è un’agenzia non ufficiale in cui vengono convogliati i “reietti” di altre agenzie governative americane come la CIA, la DEA O l’FBI. Quindi certo non esiste con questo nome, ma è probabile che esista una sorta di canale segreto molto simile e che, in quanto segreto, deve rimanere tale.
All’inizio di “The Night Agent” Peter dice al capo dello staff della Casa Bianca Diane Farr (Hong Chau) che non ha mai sentito parlare del dipartimento segreto, e così lei gli risponde, orgogliosa, che infatti non dovrebbe averne sentito parlare.
Ma allora sorge un’altra domanda:
Peter Sutherland esiste davvero?
Naturalmente la posizione del “Night Agent” non esiste così come dipinta nella serie, ma Quirk ha detto che ha comunque creato il personaggio di Peter Sutherland modellandolo su quello di un suo amico che lavora all’FBI.
A conferma di tutto ciò c’è un’intervista (rilasciata a “The Real Book” Spy) , in cui lo scrittore dichiara:
“La trama è stata ispirata da un mio amico a Washington che lavorava di notte all’FBI. All’epoca non parlava molto del suo lavoro, ma da quello che ero riuscito a capire faceva parte di una guardia notturna, incaricata di tenersi al corrente di eventuali crisi e, se necessario, di svegliare il responsabile. Quell’idea mi è rimasta davvero impressa: un ragazzo seduto davanti a un telefono tutta la notte ogni notte, che aspetta il suo momento. Cosa succede quando il telefono squilla e lui si trova improvvisamente nel bel mezzo di un’emergenza, faccia a faccia con le persone più potenti di Washington?”.
Appuntamento alla seconda serie, non ci aspettiamo svolte epocali ma il piacere di rimanere incollati allo schermo.
David Cardarelli