Home RubricheApprofondimenti “Blonde”: la conturbante Marilyn è la più vista nel mondo

“Blonde”: la conturbante Marilyn è la più vista nel mondo

da redazione

Oscar Wilde sosteneva: “Nel bene o nel male purché se ne parli”. È il caso del film “Blonde”, diretto e sceneggiato da Andrew Dominik.

Al centro del film non c’è il mito Marilyn Monroe ma piuttosto assistiamo alla creazione dell’alter ego della vera protagonista: Norma Jeane.
Veli di effimera bellezza e fugacità vengono squarciati. Talvolta le scelte stilistiche sono dure e disgustose ma realistiche nonostante l’impronta romanzata. Ne emergono le fragilità di una donna comune ed al tempo stesso straordinaria nel dar vita alla dea Marilyn. Come tutte le divinità credere in lei è questione di fede. E infatti la si invoca, la si teme, la si adora. Resta la creatura complessa e meravigliosa che continua a stregare milioni di persone a qualsiasi latitudine del pianeta. Prova ne è che il film “Blonde” che la vede protagonista, da poco sbarcato su Netflix, non solo su questa piattaforma è già il film più visto e svetta tra i più visti addirittura nel mondo. E sicuramente è anche il più criticato. Così l’interprete, Ana De Armas, si avvicina agli Oscar guadagnando odore di candidatura.

Tecnicamente la pellicola si arricchisce di raffinatezza proprio nei contenuti più oscuri, quelli proposti nella magnifica fotografia che cede spesso al solo bicolore. Atmosfera decisamente onirica e drammatica non solo per le colorazioni che si alternano riflettendo gli stati d’animo di una splendida Ana De Mars nel ruolo, quasi bipolare, Norma/Marylin, ma proprio dell’intero biopic. Senza sconti ma pieno di compromessi, senza pace ma pieno di gloria, duro come l’acciaio ma sottile e fitto di nodi: è così che si mostra il filo conduttore di tutto il racconto.
“Brillante opera d’arte cinematografica”, dice la scrittrice del romanzo da cui “Blonde” è tratto.

L’autrice del libro Joyes Carol Oates, pur non essendo stata coinvolta nella produzione cinematografica, si schiera a difesa della pellicola sottolineando che sia un film bellissimo ma non per tutti. Disturbante è l’effetto complessivo, un mix di tenerezza e malinconia di ciò che mai potrà essere ci rimane incollato nei pensieri a distanza di ore, giorni, forse mesi, chissà. Se un film, quando è un’opera d’arte, deve saperci colpire nel profondo, allora “Blonde” merita la vetta che occupa nella classifica mondiale. Ci induce a parlarne a confrontarci, facendosi strumento per riflettere sugli aspetti più intimi della vita di un’attrice che siede nell’olimpo delle star di Hollywood ma aveva un lato segreto, privato, biografico segnato da ferite profonde.

L’anima di Norma Jeane si contrae fin da piccolissima per l’assenza della figura paterna, per il rapporto difficilissimo con la madre. Tutto ciò che le accade ne farà un mito, a costo della sua stessa vita. Il regista si prende 2 ore e 46 minuti per affrescare come la sua Norma Jeane si divida e si sdoppi, specchiando questa dicotomia anche nell’uso strategico del bianco e nero. Marilyn Monroe è la stella da copertina, incarna la forza del sogno che va in soccorso di Norma per strapparla alle dolorose illusioni in cui la vita reale la lacera. Marylin è il personaggio eroico che sa usare il dolore di Norma per farne poesia, per bucare lo schermo.

Ma la realtà torna, inesorabile a polverizzato l’equilibrio di Norma. Il desiderio di maternità, di creare anche una piccola vita reale non verrà mai coronato. Le illusioni diventeranno sopportabili solo grazie allo stordimento. Alla luce dell’introspezione tutti gli affetti si riveleranno non duraturi. La ricerca delle proprie radici ed il desiderio di essere amata dovranno fare i conti con forme di amore distorte, quelle dei fans come delle tante relazioni malate. Quella forse più malata di tutte, la relazione che Norma Jeane ha con la parte più autentica di sé stessa, rimarrà inespressa, irrisolta, incarnata solo nel ” cerchio luminoso” in cui vibra di meraviglia il suo alter ego Marilyn e sa regalare quello scintillante sguardo che tutti abbiamo custodito nel nostro immaginario alla voce Marilyn Monroe. Non Norma Jeane. O forse lo avrà fatto anche lei?

Alessandra Battaglia

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