- Il 17 ottobre presso il Teatro Comunale di Cave alle ore 17:30 e con tutte le procedure sanitarie, si terrà l’appuntamento con il grande maestro del cinema Pupi Avati che presenterà il suo nuovo libro “L’archivio del diavolo” – Solferino editore. L’iniziativa è ideata ed organizzata dall’associazione culturale “Caffè Corretto”, gruppo di appassionati della lettura che da oltre 10 anni offre incontri con le più interessanti firme del panorama letterario italiano.
L’intervista a Pupi Avati sarà condotta dalla giornalista Alessandra Battaglia, direttore del nostro giornale Monolite Notizie e Monolite Magazine. Anche per questo incontro –con il patrocino del Comune di Cave e della Pro loco, a creare una atmosfera coinvolgente contribuiranno “DanzAmica” e le musiche eseguite dalla “Blue sinfonica orchestra” diretta dal Maestro Manlio Polletta. Questo ultimo evento si realizza con la collaborazione della Book Media Events.
Giuseppe Avati, detto Pupi, nasce a Bologna il 3 novembre 1938. Si laurea presso la Facoltà di Scienze Politiche di Bologna. Appassionato di jazz, diventa il clarinettista della Doctor Dixie Jazz Band, dalla quale si ritirò in seguito all’entrata nella band di un giovane Lucio Dalla; al giornale “la Repubblica” dichiara: “Il mio primo errore è stato quello di aver confuso la passione con il talento. Volevo essere un grande musicista, ma come musicista ho fallito. Ho rimediato con il cinema. Ma ancora oggi vorrei essere un grande musicista”.
Illuminato dalla visione di “8½” di Federico Fellini, attraverso il quale capì che il cinema poteva raccontare non solo delle storie ma la vita intera, Avati decise di voler diventare regista.
Nel 1968 debutta come regista con il lungometraggio “Balsamus, l’uomo di Satana”, la storia tragica e fantasiosa di un nano e dei suoi strani poteri; a questo film fanno seguito qualche anno più tardi “La mazurka del barone della santa e del fico fiorone” (1975), con Ugo Tognazzi e Paolo Villaggio, “La casa dalle finestre che ridono” (1976), la favola nera di un pittore pazzo morto suicida, e il musical “Bordella” (1976) con Gigi Proietti, censurato all’uscita.
Avati mette definitivamente a punto il suo stile personale, minimalista e intimo, che diventerà una costante nella sua produzione successiva. Nascono così “Festa di laurea” (1984), commedia amarognola con Carlo Delle Piane, “Noi tre” (1984), premio speciale per i valori tecnici alla Mostra di Venezia, e “Storia di ragazzi e di ragazze” (1989), David di Donatello per la migliore sceneggiatura.
Nel 1991 si trasferisce in America dove girerà, nello stesso anno, “Bix”, biografia di Leon Beiderbecke, uno dei pochi jazzman bianchi del suo tempo, e, il successivo anno, “Fratelli e sorelle”, riflessione sulla perdita di valori di una gioventù che si sta smarrendo sempre più.
Negli anni, altre decine di successi cinematografici si susseguiranno; elemento che accomuna le sue opere è lo sguardo, quasi sempre volto al passato, al fine di comprendere come sono avvenuti gli eventi e come si sono sviluppati i rapporti umani, soprattutto all’interno dei nuclei familiari. Pupi Avati ama scandagliare i dubbi, i valori, le futilità, i limiti, i piccoli sentimenti, le incertezze, le paure e le ambizioni umane.
Il grande maestro è conosciuto anche come autore di moltissimi libri; egli stesso durante un’intervista ha affermato: “Devo dire che lo scrivere coincide con un momento della mia vita in cui avevo bisogno di qualcosa che mi portasse altrove, sennò è evidente che uno stando in casa si impigrisce di fronte alla televisione, invece avere questo altrove, in cui immergermi, mi fa bene.” Da molti suoi romanzi nacquero film tra i quali “I cavalieri che fecero l’impresa” (2000), “Ma quando arrivano le ragazze?” (2005) e “Il papà di Giovanna” (2008). Nel 2018 è edito il libro “Il Signor Diavolo”, un romanzo gotico: ambientato negli anni ’50, narra di un ragazzino che uccide un suo coetaneo convinto che stia uccidendo il Diavolo; incolpa un sacrestano e una suora di averlo convinto che quel ragazzo fosse il Male. Del caso si occuperà Fulvio Momentè, un funzionario del Ministero di Grazia e Giustizia insofferente del suo lavoro d’ufficio. Il libro è un racconto brevissimo in cui è racchiuso un mondo intero e la mentalità di campagna di un’epoca. È un mistero che all’apparenza sembra semplice ma le cui implicazioni sono universali.
La sua ultima pubblicazione è “L’archivio del Diavolo”, altro romanzo gotico, che mescola con sapienza thriller e horror. Ritornano le stesse atmosfere de “Il signor diavolo”, così come luoghi e personaggi. Torniamo così a Lio Piccolo, paesino nel Polesine, dove il funzionario ministeriale Furio Momentè scompare in circostanze misteriose. Il romanzo inizia con una lettera spedita a un editore, accompagnata da un lungo testo in cui sono narrati eventi accaduti nel 1953. È l’intrigante storia di un prete che abbandona sul nascere quella che ha tutte le premesse per rivelarsi come una luminosa ascesa nella curia veneziana per essere trasferito in una piccola parrocchia.
Sabato 17 ottobre, dunque, l’appuntamento con un grande maestro del cinema italiano e mondiale, che presenterà il suo nuovo romanzo e si racconterà al pubblico presente. Nel rispetto di tutte le normative sanitarie, sarà necessaria la prenotazione telefonando al 3393062867.
Ilaria Loccisano