Lo scorso mercoledì la Biblioteca Fantoniana di Palestrina si è gremita di pubblico per celebrare, con un mix di passione per la lettura e colta ironia, un anniversario importante. Era il 12 ottobre del 1492 quando l’esploratore Cristoforo Colombo arrivò, dopo un viaggio in nave che è entrato nella storia e nel mito, a scoprire il Nuovo Continente. Le terre che poi vennero battezzare come le Americhe. Per ricordare questa data epocale, dopo fiumi di inchiostro e pellicola, l’idea del notaio Giuseppe Valente, appassionato di letteratura, ha riscosso successo: leggere alcuni passi del libro scritto dal poeta Cesare Pascarella.
L’autore, vissuto tra il 1858 ed il 1950, aveva infatti dedicato, con un piglio dissacrante e denso di gustosa satira sociale e politica, a questa eccezionale scoperta proprio un’opera intera intitolata ‘La scoperta dell’America’. Bastano le prime righe di lettura di Valente perché il numeroso pubblico si immerga in questa ‘riscrittura’ in chiave originale di un avvenimento epocale. Dalla lettura delle pagine di Pascarella si esce con il sorriso e tanti spunti di riflessione. Uno su tutti: la storia, anche quando incontra momenti di portata straordinaria, per la creatività di un poeta romano della caratura di Pascarella può essere sovvertita a storiella da osteria perché da sempre, a Roma, la Storia si fa nell’Osteria.
Impossibile non lasciarsi travolgere dall’allegria e trattenere il sorriso per la folta platea che, ascoltando Valente, sa comprendere il messaggio sottotraccia. Ecco che un fatto storico di portata così epocale, in bocca agli avventori dell’osteria, che ci immaginiamo avvolti tra fumo e pettegolezzi, si trasforma in una storia da bancone. Diventa la fotografia, plastica ed efficace, di come la Storia sia vissuta dal popolo, rielaborata tra battute spinte e disincanto, per sottolineare l’impossibilità del libero pensiero e del libero agire senza i ‘lacci e lacciuoioli’ delle carte di legge che, per fare ordine e tenere la democrazia, qualche volta finiscono con il diventare, sulla pelle di chi vive, catene chiamare anche burocrazia.
Non mancano, in Pascarella, gli attacchi politici: “E li ministri de qualunque Stato, so’ sempre stati tutti de na setta! Irre orre te portano in barchetta, E te fanno contento e cojonato” (op. cit.)
Insomma un passato così vicino, in tutti i sensi, al nostro presente, sebbene siano trascorsi tanti anni da quando Pascarella diede alle stampe l’opera che racconta un pezzo di Roma e dell’autentica romanità. Quel modo di vivere tutti i fatti, persino quelli mondiali, appropriandosene con goliardia, complice, certo, il talento dell’arte di scrivere che sa portare Pascarella fino a noi ancora pieno di freschezza ed autenticità.
Ci racconta di come un bancone di osteria, con avventori stropicciati come i bicchieri opachi da lucidare, possa condurci con ironia, leggerezza e sapienza critica a ‘leggere’ la stessa pagina di storia del grandi eroi.
Il libro è così spassoso, agile nel suo ritmo da stornello, da sembrare che la lettura duri poco, tanto è divertente ed incalzante. “SERVAGGIO AR PUNTO GIUSTO” diremmo con Pascarella.
Ascoltarlo dalla voce del notaio Valente è stato piacevole, e ancora da leggere e rileggere, proprio di questi tempi e proprio come consiglia, (complice una sana dose di ironia che vedrete), il notaio Valente nella videointervista che segue.
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