Con il provvedimento del 2 novembre dovrebbero essere predisposte le seguenti misure:
- divieto di circolazione urbana o extraurbana dalle 18, anche se la discussione sull’ora di inizio del coprifuoco è ancora in corso. Una seconda ipotesi prevederebbe l’inizio del coprifuoco alle 21. Il divieto di circolazione durerà fino alle 5 del mattino e sono previste deroghe per comprovate necessità lavorative o di salute;
- stop agli spostamenti tra regioni, se non per motivi di lavoro o necessità legate alle salute e il rientro al proprio domicilio;
- chiusura dei centri commerciali nei weekend;
- didattica a distanza dal 75% al 100% per tutti gli studenti delle scuole superiori e le università, possibile il coinvolgimento anche per le terze medie.
Se non ci saranno grossi stravolgimenti, resteranno tre le principali misure restrittive che riguarderanno tutto il Paese: l’introduzione di un coprifuoco nazionale, la chiusura dei centri commerciali nel weekend e il divieto di spostamenti interregionali. Dopo la riunione di questa mattina con Comuni e Regioni, pare si sia raggiunto l’accordo più difficile con gli enti locali, ovvero quello riguardante le chiusure dei confini regionali.
Non sarà un accordo semplice quello a cui punta il governo, visto che già il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha anticipato sulla Stampa che non ha intenzione di chiudere Genova: «Uno dei gangli logistici del Nord-Ovest, con il primo porto d’Italia nel periodo pre-natalizio», perché «sarebbe complicato». La Liguria ha un indice Rt di 1,54, un dato che però va poi declinato sulle singole zone della regione, secondo Toti, che punta a chiudere per quartieri e non per intere città. Una linea che potrebbe essere seguita da altri governatori e sindaci, ognuno legittimamente impegnato a difendere aziende e attività, ma che dovranno fare i conti anche con la pressione crescente sugli ospedali che gli ultimi dati della Protezione civile hanno riportato a livelli crescenti.


