Le cinque serate di concerti realizzate dai Pink Floyd Legend presso il Teatro Olimpico di Roma si concludono con uno strepitoso successo di pubblico e critica. La location del Teatro Olimpico di Roma ha regalato una cornice con un ampio parco che ha permesso di godere anche di un gioco di luci molto performante che ha contribuito a creare un’atmosfera davvero speciale per ripercorrere la storia della band attraverso gli album diversi eseguiti ogni sera.
Ogni serata è stata aperta da un’introduzione che contestualizzava l’album della serata, offrendo un quadro storico non solo della musica ma anche del contesto geopolitico dell’epoca, facendo apprezzare tutti gli aspetti il contesto dell’uscita dell’album celebrato, come le classifiche musicali dell’epoca e gli avvenimenti politici.
La presenza del figlio del musicista dei Pink Floyd Roger Waters: Harry Waters, in una serata speciale ha aggiunto emozioni speciali al concerto.
Scenografia spaziale in tutti i sensi: il ricco allestimento è stato impreziosito con un grande cerchio evocativo di uno Stargate, ha arricchito l’esperienza visiva del concerto. Questo anello gigantesco, cinto di luci multicolori, ha lanciato getti di luce giocando per tutti il concerti con il pubblico, accarezzandolo o catturandolo a ritmo di musica.
Il Teatro Olimpico ha registrato ogni sera il sold out, evidenziando l’entusiasmo del pubblico. La serie di eventi è stata organizzata con molta cura, presentando ogni sera un album diverso dei Pink Floyd dal vivo.
La performance dei Pink Floyd Legend ha reso omaggio alla storia della band in modo coinvolgente e appassionato, con il pubblico che ha apprezzato la combinazione di musica, luci e scenografia spaziale. Giochi di luce, proiezioni e brani indimenticabili hanno catturato e affascinato il pubblico presente che ha lungamente applaudito per tutto il live.
Non si è trattato solo della realizzazione di un progetto molto ambizioso e complesso, ripercorrere per una intera settima corta la storia della rock band tra le più famose di tutti i tempi, celebrandola con un album diversa a sera, ma di un viaggio nelle pagine della nostra storia dell’epoca. Ogni serata è stata aperta con una introduzione che ha contestualizzato l’album che i Legend eseguivano con un quadro storico che oltre a ripercorrere la storia della musica ha tratteggiato anche il contesto geopolitico dell’epoca.
Lo show si è concluso sabato 27 gennaio. I cinque eventi, prodotti da Gilda Petronelli di Menti Associate, hanno ripercorso la musica dei Pink Floyd proponendo ogni sera dal vivo un album della band britannica.
I “Pink Floyd Legend” hanno iniziato da martedì 23 gennaio a far risplendere il palco romano del teatro di piazza Gentile da Fabriano, Fabio Castaldi, voce e basso, Alessandro Errichetti, voce e chitarre, Simone Temporali, voce e tastiere, Paolo Angioi, chitarre, basso e cori, Emanuele Esposito, batteria e Giorgia Zaccagni, Nicoletta Nardi e Claudia Marss ai cori, Maurizio Leoni al sassofono, Camillo Alberini, seconda batteria su Pulse.
In esposizione nel Teatro Olimpico anche la mostra esclusiva grazie a The Lunatics, un allestimento tematico dedicato ai cinque concerti romani dei Pink Floyd Legend. A curarla il collettivo The Lunatics, biografi e collezionisti della band, che hanno mostrato per tutti i visitatori rarità discografiche, poster, locandine, foto e memorabilia originali, alcuni dei quali mai esposti prima. La mostra ha aggiunto un quid speciale consentendo a tutti di ammirare oggetti iconici e leggendari che popolano i sogni di intere generazioni.
Gli spettacoli presso il Teatro Olimpico di Roma hanno proposto nella prima parte della serata alcuni dei più grandi successi dei Pink Floyd e nella seconda i vari dischi a tema. Dal disco «The Dark side of the Moon», capolavoro pubblicato nel 1973, tra gli album più venduti di tutti i tempi, poi mercoledì 24, si è proseguito con «Pulse», terzo album live dei Pink Floyd e giovedì 25 con «Animals», venerdì 26 dedicato a «The Final Cut» con la special guest Harry Waters, figlio di Roger. Si è concluso sabato 27 con «Atom Heart Mother» il famoso album con la mucca in copertina del 1970, pietra miliare del progressive rock.
Nella serata speciale dedicata a “The Final Cut”, un album mai eseguito dal vivo nemmeno dai Pink Floyd stessi l’ospite speciale Harry Waters ha suonato con la band guadagnandosi scroscianti applausi e ringraziando il pubblico tra grandissime emozioni per la presenza sul palco dell’erede naturale di una star unica. Durante l’intro si è sottolineato che l’album -evocativo dello sbarco ad Anzio, dove perse la vita il nonno di Harry Waters- aveva in copertina, realizzata dallo studio grafico dei Pink, un soldato con un pugnale conficcato nella schiena e sul tema delle immagini era presente ad accompagnare la galoppata in quegli anni anche il famoso fotografo Simone Cecchetti. Nella parte iniziale la band ha proposto un mix dei celeberrimi brani firmati dai Pink Floyd, trasportando tutti indietro nel tempo. Il resto della magia la fanno le luci e il poderoso impianto scenico. Quando entra l’orchestra l’adrenalina è già altissima. In tantissimi ballano sulle poltrone del Teatro Olimpico e in molti non resistono seduti e si alzano a seguire con tutto il corpo le ultime canzoni. Nell’eccellenza complessiva data da tutti i grandi artisti che si sono esibiti, una menzione speciale va al musicista Alessandro Errichetti; la sua voce e le sue chitarre hanno catalizzato l’attenzione e raccolto scroscianti applausi. Altra nota di grande merito al sassofonista Maurizio Leoni che ha saputo entusiasmare la platea. Apprezzatissimo anche il direttore d’orchestra Giovanni Cernicchiaro che oltre a guidare in modo impeccabile l’ensamble, ha anche ballato a ritmo per tutto il concerto. I Legend oltre ad Harry Waters alle tastiere, sono stati accompagnati dalla Legend Orchestra (con gli Ottonidautore e il Quartetto Sharareh) diretta da Giovanni Cernicchiaro e dal Legend Choir (composto da Coro Arkè, Coro Sant’Agnese Fuori le Mura e Coro Monteverdi) per l’esecuzione di Atom Heart Mother.
Qui il video realizzato con Fabio Castaldi ed Alessandro Errichetti durante la conferenza stampa e qui l’articolo iniziale.
Alessandra Battaglia


