A Rocca di Papa, la questione dei tagli boschivi sta generando un acceso dibattito tra la popolazione locale e le autorità competenti. Con un’ulteriore serie di abbattimenti che coinvolge un’area vastissima, il Comitato per la Protezione dei Boschi dichiara di interpretare il comune sentire della comunità ed esprime forti preoccupazioni riguardo gli impatti ambientali, economici e sociali che queste operazioni potrebbero provocare.
Questi tagli, che coinvolgono non solo i boschi pubblici ma anche quelli privati, sollevano interrogativi sul futuro del territorio, sulla gestione forestale e sul bilanciamento tra sviluppo economico e conservazione. La questione non è più solo una questione locale, ma si inserisce in un dibattito più ampio sul rispetto e la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali.
In questo contesto, il Comitato per la Protezione dei Boschi ha lanciato un appello inviandolo al giornale Monolite Notizie con preghiera di diffusione, cosa che facciamo pur non conoscendo i dettagli della questione e restando disponibili a pubblicare eventuali repliche da parte degli interessati.
Il Comitato per la Protezione dei Boschi esprime la volontà di chiedere una moratoria sui tagli, in attesa di una gestione più attenta e sostenibile dei boschi sotto tutela dell’Ente Parco. Il Comitato si prepara a un’assemblea cittadina che sarà l’occasione per approfondire la questione e discutere delle possibili soluzioni per evitare che il patrimonio naturale locale venga compromesso.
Di seguito si riporta il comunicato stesso:
FANNO UN DESERTO, LO CHIAMANO CEDUO
A ROCCA DI PAPA UN ALTRO ESTESO TALGIO BOSCHIVO
ASSEMBLEA CITTADINA A MAGGIO
Il re è nudo.
La popolazione è indignata perché il Comune di Rocca di Papa e l’Ente Parco mettono a disposizione i propri uffici per continuare a produrre “nulla osta” per i tagli boschivi mentre la mancanza cronica di personale adibito ai controlli è la stampella che sorregge tali scellerate operazioni.
Il Comitato per la Protezione dei Boschi continua a chiedere una moratoria su tutti gli 8.000 ettari sotto tutela (per così dire…) dell’Ente Parco, sia pubblici che privati: ormai l’estensione dei tagli è notevole e si sta irrimediabilmente compromettendo l’ambiente sotto tutti di vista, non solo a Rocca di Papa. Da quello ambientale e faunistico, all’importante ruolo di mitigazione del clima, dagli aspetti idrogeologici a quelli archeologici e storici, per finire con il paesaggio e con la stessa fruibilità turistica tanto decantata dai mestieranti della politica.Non per ultimo ricordiamo il potente ruolo di cattura della CO2, ma anche la restituzione di ossigeno e la funzionalità delle foreste come pompa biotica in grado di dar luogo ad un virtuoso ciclo dell’acqua mentre le attività legate al profitto umano stanno provocando il disastroso prosciugamento dei due laghi e la chiusura di tutte le fonti naturali, come a Rocca Priora e Fontan Tempesta.
Quanto avvenuto a via Rocca Priora sembrerebbe frutto di scelte economiche e politiche ben precise, non si tratterebbe di nessun “errore”: sembra che venga dato il via libera alle ditte forestali che si ergerebbero a “manutentrici” del bosco utilizzando ruspe, benne, bilici e TIR affermando che senza di loro il bosco “muore”.
Questa tesi è smentita da molti esperti scienziati forestali che al posto del ceduo con turni di 17 anni tra un taglio e l’altro ed il 95% del bosco dell’Ente Parco sottoponibile a tale pratica, indicano come l’alto fusto l’alternativa.
Allora qualcuno può pensare che il profitto non possa aspettare.
L’Ente Parco è nato sotto spinta popolare per tutelare i boschi, i laghi ed impedire la cementificazione del territorio: risulta evidente agli occhi di tutti che i festeggiamenti del quarantennale dalla sua istituzione sembrano più l’ultimo ballo sul Titanic che un omaggio al raggiungimento degli obiettivi dichiarati.
Dalle promesse elettorali dell’attuale sindaco di Rocca di Papa agli intenti dichiarati dall’opposizione (a cosa?), alle rivendicazioni della dissennata pratica di tagli boschivi da parte del Commissario Straordinario dell’Ente Parco sembrerebbe palese che nessuno di questi soggetti abbia intenzione di fermare quanto sta avvenendo.Sembrerebbe inoltre che vengano create dal nulla “piste forestali” che apparirebbero danneggiare i terreni e tutte le specie animali e vegetali presenti, lasciando ogni sorta di rifiuti di plastica e metallo, come se non bastassero quelli edili sversati da altre ditte.
Qualcuno ritiene che in via Rocca Priora è “solamente” successo quello che si vede da tempo lungo l’Ippovia alla Forcella, a Orti Barbarossa, alle Grotticelle, sul Monte Artemisio, lungo la via Francigena al cimitero di Nemi e così via.
Con buona pace delle tanto pubblicizzate sagre di funghi e castagne.
Battiamoci per fermare quella che appare la retorica della “tradizione del taglio ceduo”, una sorta di idillio in cui secondo gli “osti che vendono il proprio vino” lavoravano in armonia i sette nani e i muli, proposto come immaginario romantico da chi invece ci sembrerebbe che entri nei “nostri” boschi con il solo intento di farne un sol boccone senza prestare un minino di attenzione.
Non è solo un problema di staccionata divelta o di legna accatastata ma è l’espressione della prepotenza di chi sa di poter trattare i boschi come meglio crede contando su eventuali ridicole multe già messe in conto e sulla “delicatezza”, chiamiamola così, di chi è preposto ai controlli e mostra i muscoli sugli organi di stampa solo contro singoli cittadini che insozzano 50 centimetri quadrati con un sacchetto di indiferenziata.
“Sò bòni tutti”, avrebbe detto un Guzzanti d’annata, ma la voce grossa con le aziende titolari dei tagli non sta nelle loro corde.
Non solo l’Ente Parco sembrerebbe non muovere un dito ma parrebbe quasi difendere tali pratiche ad esempio negando perfino i dati richiesti dal nostro Comitato tempo fa: da ciò dobbiamo dedurre forse che non intenderebbe sentirsi a sua volta controllato nella propria (in)attività?
A maggio convochiamo un’assemblea cittadina a Rocca di Papa che proverà a spiegare con i dati alla mano cosa sta succedendo e cosa succederà.
E non ci sarà spazio per nessuna passerella di politici in cerca di visibilità, sia chiaro sin da subito.
Entro fine aprile comunicheremo pubblicamente luogo e data di svolgimento. Non basta essere indignati ma va compreso che una volta che viene fatto un taglio così impattante lasciando solo il 5% degli alberi “per norma”, nulla tornerà come prima, tutto rimarrà sconvolto e le ditte forestali si sposteranno su altre particelle per proseguire il loro “lavoro di manutenzione dei boschi”. Organizziamoci, vigiliamo e mobilitiamoci prendendo coscienza che il nostro territorio non può più sopportare di essere messo a bando per il profitto di chi lo riduce ad un deserto lunare, ad un unico blocco di cemento con la Capitale, a un paio di stagni turistificati e magari con un bell’inceneritore che incrementi ulteriormente il tasso di tumori in zona con la sanità pubblica messa in ginocchioSarebbe forse questa la loro idea di “economia circolare” e della famosa “gita a li Castelli”?
Che cosa dicono di tutto questo le numerose associazioni sportive, escursionistiche, di promozione turistica e di tutela e salvaguardia del territorio? Le invitiamo tutte a prendere posizione, a partecipare all’assemblea pubblica e ad unirsi senza indugi alla lotta, ciascuna per come può e come crede sia meglio.
Sabato 26 aprile saremo a Giulianello, a difendere quel prezioso “Monumento Naturale” e l’immensa zona agricola con i rispettivi paesi dal nefasto progetto di ampliamento della Fassa Bortolo che prevede un inquinamento non inferiore a quello che provocherebbe l’inceneritore di Gualtieri. Sarà quella una nuova occasione per conoscere il territorio in cui viviamo, parlarsi e contrastare ogni progetto di nuove nocività di cui nessuno sente davvero il bisogno.
(foto riprese dal sito di informazione “La Spunta”, che ringraziamo)