Ipnotico e, diremmo, magico nel cambiare pelle per diventare una carrellata di personaggi che lo hanno reso l’alter ego più che perfetto di Lucio Dalla, Vasco Rossi, Valentino Rossi, Zucchero. Volutamente non li elenchiamo tutti per no sciupare l’effetto “wow” per chi vorrà seguire “Lo spettacolo di Ballantini”. Sono in tantissimi ad amarlo per le risate che strappa quando diventa Valentino, il dio della moda, quel Valentino Garavani che è il simbolo iconico, dal 1960, del top di stile in fatto di gusto. E se artigianalità e ricerca scrupolosa del dettaglio sono i must della maison di moda per eccellenza, allora questi due aspetti prendono letteralmente vita sul palcoscenico grazie al talento di Ballantini.
L’inizio dello spettacolo ha il tono delle confidenze e parte in un’atmosfera assurdamente intima in un grande spazio culturale così gremito. Dario Ballantini una volta tanto è solo se stesso, strappa risate al pubblico confessando che non sa come vestirsi dopo quasi mezzo secolo nei panni di altri. Una girandola molto ben studiata di luci ed effetti valorizzano la magia dei suoi travestimenti. Un cameraman riprende alcuni momenti in diretta e li proietta sul maxischermo che sovrasta i continui cambi d’abito. Siamo tutti, seduti sulle poltroncine rosse del Teatro di Via Merulana a Roma, stranamente concentrati in uno strano rito collettivo di voyeurismo nello sbirciare con avidità i gesti veloci ma di precisione chirurgica con cui, spalle al pubblico, l’istrionico Artista si trasforma in una vivace carrellata di star del mondo della musica, della moda e in generale della nostra attualità. Sullo sfondo, ad intervallare le performance -da sottolineare ottime anche al livello di prestazioni canore- scorrono dei montaggi imperdibili in cui la copia incontra l’originale. Dario Ballantini fa specchiare in sè Gino Paoli, Gianni Morandi e tanti altri personaggi che, talvolta, vanno perfino in crisi davanti ad un doppione così uguale a se stessi.
Cosa si prova se una maschera diventa più autentica dell’identità originale? Se l’imitatore è perfetto più dell’imitato?
Cosa scatta nella star che si ritrova il suo alter ego davanti, pronto a canzonarla con suadenza e irriverenza al tempo stesso?
Voglia di cambiare? Voglia di arrendersi? Sdoppiamento? Divertimento? Curiosità? Un po’ tutte queste reazioni forse.
Di certo una clonazione artigianale della caratura che riesce a Ballantini testimonia uno studio accuratissimo ed appassionato. Da applauso appunto.
Uno spettacolo che, al solito, la direzione artistica di Alessandro Longobardi ha indovinato. La grande sala del Teatro Brancaccio pullula di persone tra cui una marea di personaggi di TV, cinema, comunicazione e spettacolo. Ma gli occhi di tutti per una sera sono puntati solo sul palco ad ammirare live un maestro dell’inganno che ci ammalia e diverte raccontando aneddoti indimenticabili e dietro le quinte eccezionali. Viaggi al limite del lecito e epiloghi assurdi. Un ulteriore plauso è il suo ricordare -con un tono che tradisce affetto oltre la stima- tutta la squadra -nominata da Ballantini come si fa con quei complici insostituibili- che lo ha seguito a Striscia la Notizia e i suoi fedelissimi di oggi come ieri. Si indovina che è destinato ad altri sold out.
Alessandra Battaglia