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Città del vini fa gli auguri alla DOC Marino

da Gianni Alfonsi

Nei giorni scorsi l’Associazione nazionale Città del Vino ha inteso celebrare, sia sul Portale  sia sulla pagina Facebook, i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1970 con articoli, eventi e approfondimenti.

Lo ha fatto proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG). Ed ha iniziato proprio dal Marino Doc descrivendo le tipologie di vino e di vitigni e fornendo cenni storici e geografici utili ad una collocazione della Marino DOC.

Questa la scheda che vi riproponiamo per integralmente:

MARINO

Disciplinare: approvato con DPR 06.08.1970 (G.U. 279 – 03.11.1970)

Regione: Lazio

Provincia/e: Roma

Enoregione/iCASTELLI ROMANI

Città del VinoComune di Roma CapitaleComune di Marino

Tipologie: Marino anche nei tipi secco, abboccato, amabile o dolce; Marino superiore anche nei tipi secco, abboccato, amabile o dolce; Marino frizzante anche nei tipi abboccato o amabile; Marino spumante secco o amabile; Marino vendemmia tardiva amabile o dolce; Marino passito anche nei tipi amabile o dolce; Marino Malvasia del Lazio; Marino Trebbiano verde (Verdicchio bianco); Marino Greco; Marino Bellone; Marino Bombino. La specificazione Classico è consentita per i vini della zona di origine più antica e solo per le seguenti tipologie: Marino classico anche nei tipi secco, abboccato, amabile o dolce; Marino classico superiore anche nei tipi secco, abboccato, amabile o dolce; Marino classico vendemmia tardiva anche nei tipi amabile o dolce; Marino classico passito anche nei tipi amabile o dolce.

Vitigni: Malvasia bianca di Candia (nota come Malvasia rossa) non inferiore al 50%; possono concorrere alla produzione di detti vini altri vitigni a bacca bianca da soli o

congiuntamente, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, fino al massimo del 50% con esclusione dei vitigni aromatici. La denominazione con la specificazione di uno dei seguenti vitigni “Malvasia del Lazio, Trebbiano verde (sinonimo di Verdicchio bianco), Bellone, Greco e Bombino” è riservata ai vini ottenuti per almeno l’85% del corrispondente vitigno; possono concorrere per il restante 15% uve di colore analogo idonee alla coltivazione per la Regione Lazio, con esclusione dei vitigni aromatici.

Cenni storici e/o geografici: La zona geografica delimitata ricade nella parte centrale della regione Lazio, in Provincia di Roma: si estende su una superfici di circa 4.400 ettari, e comprende i versanti nord-occidentali dei Colli albani e la parte meridionale dell’Agro romano posta alle pendici del Vulcano laziale. Dal punto di vista geologico i terreni dei Colli albani e quelli pedocollinari hanno avuto origine da formazioni vulcaniche generate dalle eruzioni del Vulcano laziale, la cui attività è iniziata circa 600 mila anni fa. L’orografia collinare dell’areale di produzione costituita dalle pendici nordoccidentali del vulcano Laziale, e l’esposizione ad ovest, sudovest e sud concorrono a determinare un ambiente arioso, luminoso e con un suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti del “Marino”. La presenza della viticoltura nell’area delimitata risale all’epoca romana che destinavano a vigneto le terre più idonee e perciò preferivano il suolo vulcanico dell’antico vulcano laziale posto a sud di Roma. Nel corso dei secoli il vino di Marino ha continuato a godere notorietà tanto che nel 1536 fu servito alla mensa di Carlo V, l’uomo più potente del mondo, l’imperatore sul cui regno, si diceva, non tramontasse mai il sole, per quanto era esteso il suo dominio da un continente, il quale ebbe ad elogiarlo sopra tutti gli altri presenti alla sua pur vasta mensa. Nella Gerarchia cardinalizia (1703), il Piazza riporta per Marino che “Nel 1580 fu ceduto il Convento de’ Padri Agostiniani, commodo di moderne abitazioni, giardino, viali, e vigna ampia per diporto ameno de’ Religiosi, e per il loro congruo mantenimento sino al numero di dodeci, e più Religiosi”: chiaramente doveva trattarsi di una vigna molto estesa. Nella Corografia fisica, storica e statistica dell’ Italia (1843) Volume 10, il Zuccagni-Orlandini scrive “Il territorio di Marino è di una fertilità celebrata anche dagli antichi; le coltivazioni rurali vi prosperano , specialmente quelle degli erbaggi e del vino”, mentre “Sui colli albani e tusculani: lettere Di Oreste Raggi” (1844) si trova “Ora se ti piace conoscere l’industria e i costumi dei Marinesi oltre dall’abbondanza e bontà dei vini come in tutti questi d’intorni…”. Nei corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio, fino all’attualità, come testimonia la Sagra dell’uva di Marino, forse prima in Italia in ordine di tempo, senz’altro la più famosa, la cui prima edizione si è svolta nel 1925: in occasione della Sagra dalle fontane pubbliche zampilla vino.

Abbinamenti: Variano a seconda della tipologia di questo vino bianco, dal colore che va dal giallo paglierino al giallo scarico, con odore vinoso e delicato e sapore secco o abboccato o amabile o dolce, caratteristico, fruttato. Bene accompagna antipasti saporiti, crostacei, piatti di pasta o secondi a base di pesce o pomodoro, spaghetti alla chitarra con rigaglie di pollo, carciofi alla romana e alla giudìa, frittate contadine, fritture e grigliate di pesce azzurro, anguilla in umido e arrosto, spezzatini di vitello, coniglio, pollo e interiora di agnello alla cacciatora nella versione romana (con aceto), fritture di cervella, animelle e verdure salumi dolci, cacioricotta e alcuni dolci.

“Siamo estremamente soddisfatti del rilievo dato alla nostra Marino DOC il cui disciplinare risale al 1971 – ha dichiarato l’Assessore alle Attività Produttive Ada Santamaita – Desidero complimentarmi con i nostri produttori che nel tempo hanno mantenuto fede al loro impegno e continuano, anche se con enormi sacrifici, a produrla e ringrazio contestualmente Città del Vino per il rilievo dato alla nostra città sui suoi social”.

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