Il 2 giugno, nel cuore di Grottaferrata, sarà il tempo della parola lieve, del ricordo che non pesa ma illumina. Nella cornice raccolta di piazzetta Eugenio Conti, alle ore 16.00, Gino Cecchettin presenterà il libro Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia, edito da Rizzoli, scritto insieme a Marco Franzoso. Sarà un incontro speciale, che si inserisce con discreta forza nel percorso della rassegna BASTA…!, dedicata alla riflessione sulla violenza di genere e promossa dal Comune.
Non sarà un appuntamento scandito dal dolore, ma dal senso. Perché Cara Giulia è sì una lettera scritta con l’inchiostro dell’assenza, ma è anche — e soprattutto — un atto d’amore pieno di vita. Gino Cecchettin ha scelto la forma della lettera per raccontare la figlia, per ritrovarla nei gesti quotidiani, nei dettagli familiari, nei silenzi che oggi hanno il peso delle cose che restano. Ha scelto di raccontare non la tragedia, ma tutto ciò che l’ha preceduta: la normalità, il legame, l’ironia, la bellezza di una relazione padre-figlia che si è fatta esempio.
Nel libro, i giorni scorrono come si sfoglia un vecchio album di fotografie. Non c’è retorica, non c’è recriminazione. C’è la voce di un padre che ha deciso di trasformare il proprio dolore in strumento di cambiamento, in testimonianza civile, in proposta concreta. Perché il vero cuore del progetto editoriale — e umano — è tutto qui: far sì che nessuna storia simile possa ripetersi, che nessuna assenza sia più così ingiusta, che le parole tornino ad avere il potere di educare.
Dialogherò con Gino Cecchettin e con Marco Franzoso in un confronto che non sarà intervista, ma cammino condiviso.
Tra le righe del libro, si percepisce il passaggio da una voce privata a una voce pubblica: il racconto di una perdita si fa strumento di consapevolezza, proposta per le scuole, le famiglie, le istituzioni. Ogni pagina è un invito a guardarsi dentro, con sincerità e senza paura.
Una lettura che aiuta la famiglia rispetto alla quale Gino Cecchettin scrive nel libro stesso:
…la famiglia è un’unione superiore che va oltre il dolore: non più solo persone, ma parte di qualcosa di più grande.
Tutto questo accadrà sotto lo sguardo muto ma eloquente di un’opera che esprime con le parole di un padre che riesce a rivolgersi ad ogni figlio in modo universale, incoraggiandone i valori sani, il rispetto in primis, la volontà di coltivare armonia e di stimolare ognuno ad avvicinarsi all altro per farsi comprendere.
Scrive Gino Cecchettin:
E del dolore sto imparando una cosa: che non devi evitarlo. Se ci passi attrvaverso, una volta, due volte, ti rende più forte.

La violenza è una gabbia, installazione monumentale dell’artista Anna Izzo, veglia infatti da settimane sulla piazza, accanto alla Casa Comunale. È una grande struttura in acciaio, essenziale e potente, che racchiude due scarpette rosse: simbolo universale della lotta contro la violenza sulle donne. La gabbia lascia filtrare lo sguardo, ma costringe il pensiero. È una metafora plastica del possesso, del controllo, dell’isolamento che troppo spesso precedono l’abuso. Posta nel cuore della città, l’opera è lì per ricordare che la cultura della sopraffazione non è un’emergenza: è un’eredità da disinnescare, ogni giorno.
In questo spazio aperto e simbolico, Gino Cecchettin sarà accolto dal sindaco Mirko Di Bernardo e dal sindaco di Vigonovo, Luca Martello. Visiterà in forma riservata anche la Casa di Giulia, un luogo di accoglienza e protezione per donne vittime di violenza, segno tangibile dell’impegno di Grottaferrata per una comunità più giusta, più vigile, più umana.
In una coincidenza che sembra parlare al cuore della nostra coscienza civile, la presentazione di Cara Giulia si svolgerà proprio il 2 giugno, Festa della Repubblica. E quale modo più autentico di onorare questa ricorrenza se non prendendo parte a un incontro che invita a riflettere sul cammino ancora necessario verso una società più giusta? Perché Repubblica è anche questo: un impegno quotidiano per l’uguaglianza dei diritti, per la dignità delle donne, per un amore che non ferisce ma libera. Partecipare sarà, in sé, un atto di cittadinanza. Un modo concreto di dire: io ci sono.
Inoltre lo stesso autore sottolinea questi aspetti nel libro dove, nel capitolo cinque, affronta riflessioni sui numeri dei femminicidi
Secondo i dati del rapporto delle Nazioni Unite i femminicidio nel mondo nel 2022 sono stati 89.000. Questo significa 7416 al mese, 243 al giorno, quindi dieci in una ora, cioè quasi uno ogni cinque minuti. (…) il tempo medio di lettura di due pagine di questo libro. Quindi (…omissis) quando girerai pagina, ne sarà stata uccisa un’altra. Ogni pagina pari, una donna. Sono donne che sono state deliberatamente uccise.
Cara Giulia è un libro che si riesce a legge tutto d’un fiato trafitti da emozioni commoventi, le stesse che ci legano indissolubilmente ai nostri genitori, alla nostra rete familiare, impossibile non commuoversi e altrettanto impossibile non , ascoltare tutto il racconto del sottotetto, quello che scorre come un fiume tumultuoso sotto le righe. Nella mente passano le gratificazioni evocate dalla parole di Gino, tante immagini personali si sovrappongono a quelle viste in TV. È un libro piccino ma di grande significato, fatto per essere portato con sé, nelle scuole, nelle case, nei luoghi in cui si cresce e si impara a riconoscere l’amore vero, quello che non impone, non possiede, non ferisce.
Grottaferrata, il 2 giugno, sarà un crocevia tra memoria e futuro. Un’occasione per fermarsi, ascoltare, e magari, ricominciare a parlare in modo diverso. Con più rispetto. Con più coscienza. Con più amore.
E per me, esserci, sarà un onore. Come donna. Come figlia. Come cittadina. Perché anche le parole, quando sono giuste, possono cambiare le cose.
Alessandra Battaglia


