Il 16 luglio 2025, nell’ambito delle attività promosse dal Municipio Roma I Centro, si è svolta presso l’Enoteca Letteraria di Roma, la quinta edizione di “Libri in Strada”, rassegna letteraria urbana che trasforma la parola in impegno civile e la piazza in spazio di memoria condivisa. Monolite Notizie aveva annunciato questo appuntamento nel precedente articolo disponibile qui.
Protagonista della serata è stata Valentina Iannaco, emergente autrice campana, con il suo libro Avevo gli occhi belli, pubblicato da Armando Editore. Un’opera che ha lasciato il segno, dando voce – in forma di monologo narrativo – ad Anna Borsa, la trentenne uccisa nel 2022 a Pontecagnano dal suo ex compagno, mentre lavorava come parrucchiera.
In un crescendo emotivo e civile, Valentina ha dimostrato di essere una nuova voce forte, lucida e coraggiosa nel panorama della letteratura italiana. La sua scrittura, intensa e autentica, non si limita a raccontare un fatto: scava nel dolore, lo abita, lo trasforma in grido. Avevo gli occhi belli non è solo un libro. È una presa di posizione. Un gesto d’amore civile. Un atto di restituzione.
“Volevo che Anna potesse parlare ancora, anche solo per un’ora”,
ha detto l’autrice. E ci è riuscita. Con parole che sono diventate corpo, eco, denuncia. Accanto a lei, due figure di spicco dell’attivismo italiano: Celeste Costantino, vicepresidente della Fondazione Una Nessuna Centomila, e Maria Grazia Ruggerini, storica voce della Casa Internazionale delle Donne. A moderare l’incontro, chi scrive, Dino Tropea: scrittore, curatore letterario e conduttore radiofonico. Ho cercato di farlo con empatia e rigore, mettendo in dialogo la letteratura con la realtà. “Un uomo tra donne,” ho detto, “è oggi una posizione rara, ma necessaria. Perché la cultura del rispetto si costruisce insieme.”
La serata ha alternato brani letti ad alta voce – tra cui Il rispetto non è possesso e Denunciare, mica è facile – a commenti profondi e coinvolgenti. Il pubblico ha ascoltato in silenzio, interrotto solo da lunghi applausi e da respiri trattenuti. Valentina Iannaco, laureata in Lingue e specializzata in comunicazione digitale, ha esordito con parole che hanno commosso e scosso:
“Scrivere questo libro è stato come camminare su un filo. Con rispetto, ma senza paura. Ho sentito il bisogno di dare voce a chi non l’ha più. Perché raccontare Anna significa raccontare tante donne che non fanno notizia, ma muoiono ogni tre giorni.”
E infatti, i numeri fanno tremare: dal 2015 al 2024, in Italia, oltre 1.250 donne sono state uccise, una ogni tre giorni. Nel solo 2024, le vittime sono state 113. Nei primi sei mesi del 2025 già 40. Gli assassini sono sempre più giovani. Le vittime, donne tra i 25 e i 45 anni. Numeri che non devono diventare abitudine. Perché ogni numero è un volto. Ogni volto, una storia. Come quella di Anna.
Valentina Iannaco ha commosso il pubblico di “Libri in Strada” con un racconto potente contro la violenza di genere. Un viaggio iniziato prima della pubblicazione, che attraversa scuole, piazze e coscienze.
Celeste Costantino, in uno degli interventi più intensi, ha detto:
“L’educazione all’affettività deve diventare materia trasversale. Bisogna insegnare ai ragazzi cosa significa amare senza possedere, lasciar andare senza ferire. È questa la vera rivoluzione. Altrimenti continueremo a parlare di emergenza quando è già troppo tardi.”
Quando ha citato l’esempio del telefonino regalato alla Prima Comunione, il mio cuore ha perso un colpo. Quelle stesse parole le ho scritte anch’io in Lasciato Indietro. Non è una coincidenza. È la prova che certe intuizioni appartengono a chi ascolta davvero.
Celeste ha sottolineato, come faccio anch’io da tempo, la necessità di un “accesso graduale e consapevole alla tecnologia, ai social, alla rete.” Ha parlato dell’ingresso nei siti pornografici: un dodicenne può entrarci con un clic, dichiarandosi maggiorenne. Nessun filtro. Nessun presidio. Non si tratta di allarmismo, ma di responsabilità. La libertà digitale, senza educazione, è solo un altro tipo di abbandono. A raccogliere e rilanciare quella riflessione – lasciatemelo dire – sono stato io stesso. Perché anche empatia e resilienza si possono insegnare. E se lo facessimo davvero, con metodo, con coraggio, faremmo prevenzione. Il bullo di oggi, se lasciato solo, può diventare il violento di domani. Ecco perché è fondamentale osservare, ascoltare, intervenire già nell’infanzia.
E proprio grazie a Valentina e a questo evento, sento di poter ribadire una proposta che porto avanti da anni nei miei scritti e nei miei incontri pubblici:
“Ogni famiglia dovrebbe poter contare su uno psicologo, così come ha un medico di base. Un punto di ascolto stabile, vicino, accessibile, capace di intercettare il disagio prima che diventi pericolo.”
E se questo psicologo potesse dialogare con lo psicologo scolastico, avremmo finalmente colmato un vuoto culturale e operativo che dura da troppo tempo. Le neuroscienze oggi ci offrono strumenti preziosi per riconoscere i comportamenti a rischio. Ma serve la volontà politica di usarli. Non si tratta di demonizzare. Né di seminare paure. Ma di accompagnare. Perché la libertà, anche quella digitale, senza educazione, è solo un’altra forma di abbandono. Maria Grazia Ruggerini, dal canto suo, ha riportato l’attenzione su quanto sia difficile denunciare:
“Molte donne hanno paura di rovinare l’uomo che le ferisce. Come se salvare se stesse fosse una colpa. Questo è il frutto di una cultura patriarcale profonda, che dobbiamo scardinare.”
Toccanti le letture tratte dal libro, che hanno guidato il confronto con il pubblico come un filo emotivo silenzioso ma potente. Valentina, con voce ferma e cuore aperto, ha raccontato: “Ho voluto dare spazio anche alla memoria affettiva. Perché Anna non è solo vittima. È sorella, figlia, amica. E chi resta, porta con sé anche la tenerezza.”
Tra gli interventi, anche Gaia Zucchi, attrice e scrittrice, ha lasciato un segno incisivo. Con garbo e fermezza ha ricordato che:
“Le leggi non bastano, se non vengono applicate con rigore e giustizia reale”.
Un monito lucido, che si è intrecciato alle parole degli altri, rafforzando un messaggio comune: proteggere davvero significa agire, non solo dichiarare.
Durante la kermesse è emersa una sete profonda di giustizia, il dolore autentico di chi ha vissuto, la memoria viva di chi resta. Un chiaro e unanime no a ogni forma di violenza. Tra il pubblico, un giovane ha condiviso la sua ferita: vittima di violenza omosessuale, oggi si sente chiamato a proteggere gli altri, anche con la forza se necessario, quando la giustizia è assente. Non giudico. Riporto. Rifletto. Il dolore profondo può trasformarsi in scudo.
“Avevo gli occhi belli” e il mio Lasciato Indietro parlano della stessa ferita: una colpisce il corpo, l’altra l’anima. Ma entrambe lasciano tracce. Le parole non salvano, ma possono aprire spiragli.
Quanto accaduto in questa serata è la prova tangibile di quanto la letteratura, se onesta e coraggiosa, sappia generare spunti profondi e autentici. Il finale è stato corale. Non una di meno. No a ogni forma di violenza. La serata si inserisce in un percorso più ampio: il 19 giugno, infatti, il libro è stato presentato anche presso La Grooveria di Fiumicino, nel contesto del format Cadenze Letterarie, curato da chi scrive (qui il relativo articolo su Monolite Notizie).
Questa presentazione rappresenta solo una delle tappe di un cammino iniziato ben prima della pubblicazione ufficiale del libro, e che continua a espandersi. Avevo gli occhi belli è stato già presentato a Celle di Bulgheria (SA), poi alla Scuola Media di Pontecagnano (SA), e persino all’estero, con un incontro molto partecipato a Dublino. A seguire, l’evento del 19 giugno presso La Grooveria di Fiumicino, nel format Cadenze Letterarie ideato e curato da Dino Tropea. E il cammino prosegue: 1° agosto: Vibonati (SA); 13 agosto: Celle di Bulgheria (SA); 23 agosto: San Severino di Centola (SA); 13 settembre: Fontanone del Gianicolo – Roma; 28 settembre: Salotto letterario Gelateria Ribes Prati – Roma.
Dino Tropea



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