Alcuni testi teatrali si prestano più di altri a rappresentare al meglio l’arte teatrale. Tra questi sicuramente il classico “Malato immaginario” di Molière dove il teatro si mostra specchio per dissimulare la realtà. A questo sottolinea Guglielmo Ferro, che ne cura adattamento e regia nella versione in scena al Teatro Quirino, si abbina “l’idea di Argante di servirsi della malattia per non affrontare i dardi dell’atroce fortuna” spiegando: “Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che un’esistenza ti mette davanti. La tradizione, commettendo forse una forzatura, ha accomunato la malattia con la vecchiaia, identificando di conseguenza il ruolo del malato con un attore anziano o addirittura vecchio, ma Moliere lo scrive per se stesso quindi per un uomo sui 50 anni, proprio per queste ragioni un grande attore dell’età di Emilio Solfrizzi potrà restituire al testo un aspetto importantissimo e certe volte dimenticato. Il rifiuto della propria esistenza. La comicità di cui è intriso il capolavoro di Moliere viene così esaltata dall’esplosione di vita che si fa tutt’intorno ad Argante e la sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni esilaranti. Una comicità che si avvicina al teatro dell’assurdo, Moliere, come tutti i giganti, con geniale intuizione anticipa modalità drammaturgiche che solo nel ‘900 vedranno la luce. Si ride, tanto, ma come sempre l’uomo ride del dramma altrui.” conclude Guglielmo Ferro.
Si assiste allo spettacolo coinvolti e divertiti dall’interpretazione intensa ma autentica di Solfrizzi che con grande naturalezza fa volare, sostenuti dal resto del cast artistico, la messa in scena. Molto bravi tutti gli interpreti: Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Pietro Casella, Cecilia D’Amico e Rosario Coppolino.
La piéce risulta molto gradevole e arricchita da una scenografia molto suggestiva, curata da Fabiana di Marco con giochi di luce che riempiono la scena e amplificano le emozioni. Una nota di merito ai costumi di Santuzza Calì che si bagnano nell’arcobaleno per restituire una originale immagine dell’epoca dal sapore divertente e gustoso. Uno spettacolo adattissimo alle scolaresche oltre che al pubblico di ogni età.
Alessandra Battaglia


