In scena al Teatro 7 di Roma fino al 7 maggio c’è “Bastarde senza gloria” che nel titolo parafrasa il celebre film di Quentin Tarantino ma racconta tutta un’altra storia, scritta da Gianni Quinto. Il racconto parte da un
periodo di forte crisi a causa del quale la direzione di un’azienda comunica che un membro di ciascun reparto dovrà essere licenziato. E così sette donne dovranno decidere chi tra loro dovrà abbandonare il posto di lavoro.
La regia è di Siddhartha Prestinari. Ad interpretarla sul palco ci sono Gegia Antonacci, Manuela Villa, Valentina Olla, Sabrina Pellegrino, Morgana Giovannetti, Chiara Becchi Manzi, e Giulia Perini.
“Bastarde senza gloria” è un testo contemporaneo che affronta tematiche sociali e vede, ancora una volta, delle donne sul ring della vita, combattere per difendere i propri diritti, in un braccio di ferro con i propri dirigenti d’azienda. A causa di insindacabili tagli al personale infatti, viene richiesto loro di nominare una collega da fare fuori. Questo spettacolo, che ha matrici drammatiche, è una commedia che vede l’eterno colpo di fioretto tra dramma e comicità, in un mix agrodolce in cui ridere è l’unica possibilità per sopravvivere. È una lente d’ingrandimento sulla paura che, anarchica, compie scelte inaspettate e tira fuori il nero seppia dell’anima: io contro te.
Tutte le componenti dell’universo femminile applicate alla vita in fabbrica dice coesistono tanti aspetti e ruoli. Dalla madre alla moglie, dall’amante alla straniera. Magari cliché che però evidenziano tutta la sua complessità e fragilità femminile che indossa sempre una fiera ironia. In caso di pericolo magari ogni donna si avvenuta contro l’avversario come una belva, ma sa usare anche l’ autoironia, se ferisce è solo per errore però è capace di uccidere se necessario. Rinascere come l’araba felice.
Di seguito la trama dettagliata della pièce teatrale.
È venerdi 7 agosto, l’ultimo giorno di lavoro prima della chiusura estiva presso “La Naturella” , nota fabbrica laziale che si occupa di produzione e distribuzione di carni preconfezionate, uno dei principali leader nel settore agroalimentare italiano, azienda innovative e specialista del settore avicolo, presente sul territorio nazionale con stabilimenti industriali, filiali e agenzie. Teresa, una delle donne del reparto produzione brodo viene convocata dalla direzione generale per una comunicazione urgente prima della sospensione estiva.
Le altre sei donne che restano nel reparto si chiedono cosa possa volere la direzione a poche ore dalla chiusura. Le ipotesi sono le piu svariate: un riconoscimento economico per ii loro lavoro, modifiche agli orari o forse piu semplicemente i saluti prima del congedo estivo. Ben presto, le donne si accorgono che anche i rappresentanti di tutti glialtri reparti sono stati convocati. Al suo ritorno Teresa e tutt’altro che felice. Le altre la soffocano di domande, ma sono tutte fuori strada. La verita e agghiacciante.
A causa di inflessione delle vendite, l’azienda si trova ad affrontare un periodo di forte crisi e per evitare che tutti i lavoratori ne risentano, la direzione ha scelto quello che ha ritenuto il male minore: un membro di ciascun reparto deve essere licenziato e quindi non viene reintegrato nel ritorno dalla pausa estiva. La notizia lascia di stucco le altre che pero cercano di vedere al lato positivo. Quello che ancora non sanno è che sono loro a dover decidere chi del gruppo deve abbandonare il posto di lavoro. Lo sviluppo del dibattito fra le operaie porta ognuna di essa a una fase di profonda riflessione. Ciascuna di loro cerca di difendere la propria intoccabile posizione.
Tra momenti più brillanti in cui decidono di affidarsi al caso estraendo a sorte e momenti piu riflessivi, ii gruppo si sfalda ed emergono contrasti, diversità di pensiero ed un’agghiacciante verita: pur di sopravvivere ciascuno di noi e disposto a fare qualsiasi cosa. Le amicizie si rompono e vengono a galla alcune tragiche verità che compromettono per sempre gli equilibri di un gruppo che fino a quel momento era unito. Tutte per una, una per tutte, era il grido che le unica tutte prima di cominciare a lavorare, una per tutte diventerà l’invocazione di un sacrificio.



