Il potere delle storie non finisce mai di stupirci e di guidarci a vivere profondamente questa occasione che chiamiamo vita, fatta di complessità e di grandi forze, quasi sempre radicate nelle piccole cose.
A testimoniare questo immenso patrimonio anche la storia del libro di Isabelle Catherine Magini “La forza di Rossella”, edito da Aletti Editori.
Nella videointervista (in coda a questo testo) Monolite Notizie segue alcune tappe delle presentazioni realizzate dall’autrice che delinea la trasposizione romanzata della propria malattia, un male comune a tante donne che, quando piomba nella vita di una persona, ne sovverte tutti gli equilibri. Ma il racconto parte da questa malattia che mette paura e disorienta per esprimere, con una prosa gradevole e scorrevole, quella forza vitale e reattiva che custodiamo, spesso inconsapevolmente, nel filo aggrovigliato del nostro essere. Il lettore entra con la facilità di un’agile lettura in queste 130 pagine che racchiudono un segreto messaggio che crea risonanze in ciascuno di noi, potente come il titolo “La forza di Rossella”. Qual è? Saper resistere, prima affrontando la malattia con lo scudo invincibile della rete di relazioni ed emozioni che ciascuno di noi tesse fin dalla nascita, e poi riconquistare il gusto di ogni momento assaporando piccoli gesti ed attività quotidiane, il valore della famiglia e degli affetti, delle passioni, del lavoro.
Sono le parole unite a gesti impercettibili ma autentici, gli sguardi delicati accompagnati dalla presenza costante di coloro con cui condividiamo il nostro sentire a renderci forti e a restituirci sostanza ed energia per reagire alle difficoltà.
Spesso la scoperta della malattia spaventa perché mette a soqquadro la nostra realtà, sconquassa l’identità partendo dalla nostra immagine. Invece, come nel romanzo, c’è una strada per farla diventare un’opportunità preziosa: per rileggere non solo il presente ma anche quel passato che aveva tanti conti lasciati in sospeso. Ne nasce un’altra identità, più stratificata, diremmo cicatrizzata, che elabora un nuovo modo di progettare il futuro, più saldamente radicato sul retaggio di un passato risolto. In fondo ciò che ci rimane dandoci forza non è quello che abbiamo tenuto distante e irrisolto, ma ciò che abbiamo affrontato, saputo esporre alla bruciante luce di un contraddittorio dibattuto in gravi dolori, perché solo così ha potuto trasformarsi in quella lettura autentica che chiamiamo esperienza matura e consapevole. Quel contraddittorio ci svela la nostra vera forza, densa e luminosa come quella della protagonista, una donna a cui “basta un velo di rossetto e un po’ di cipria” e “guardare il chiarore del mattino ed il suo giardino fiorito per sentirsi la guerriera di sempre”.
Alessandra Battaglia