Home Cultura e Spettacolo Fino al 6 marzo al Teatro de’ Servi “Gregory: una storia di famiglia”

Fino al 6 marzo al Teatro de’ Servi “Gregory: una storia di famiglia”

da redazione

Fino a domenica il palcoscenico del Teatro De’ Servi ospita un interno familiare intitolato “Gregory : una storia di famiglia”, scritto da Veronica Liberale, diretto dalla regia di Nicola Pistoia. Si entra nella vita di una famiglia semplice in cui c’è un figlio con problemi di autismo: Francesco, detto Gregory in omaggio a Gregory Peck. Nessun pietismo a sporcare il racconto che vibra di autenticità e coinvolge descrivendo ciò che accade ad una famiglia del verace e popolare centro di Roma, quando arriva la notizia inaspettata di questi disturbi dello spettro autistico di cui è affetto il piccolo. Emergono così le difficoltà di riuscire a organizzare il da farsi e decifrare cosa riservi il futuro. Cosa vuol dire essere inclusivo nella società di oggi? Quando irrompe nella propria quotidiana esistenza domestica un figlio così, fa emergere il tintinnio di un interrogativo che risuona sottotraccia: cosa vuol dire ‘normalità’? Cercare soluzioni di vita, più adatte alla temperatura alterata del nuovo vivere in famiglia. Una questione attualissima perché famiglia nel 2022 vuol dire tante cose: conflitti e affetti, crescita e paure, legami e voglia di libertà assoluta, leggerezza e responsabilità.

La storia di Francesco-Gregory è paradigma dell’irrompere in una famiglia comune di una nuova realtà da affrontare. Paradigma applicabile a qualunque famiglia che affronta, a vari livelli, difficoltà inaspettate cercando soluzioni nuove per superare gli ostacoli e rimanere famiglia, unione, progetto in divenire. La storia è raccontata da Veronica Liberale, autrice del testo che interpreta anche il ruolo della zia Fiorella. La regia di Nicola Pistoia offre una visione multilivello alla storia, rispecchiandone anche visivamente il senso. Lo spettatore assiste all’articolarsi delle vicende di coabitazione guardandone gli strati rappresentati anche nello spazio fisico, tramite l’inserimento di una pedana pluri livello.

La chiave di regia realizza una drammaturgia di stampo contemporaneo, che sa accantonare le canoniche ‘entrate’ e ‘uscite’ per preferire la lunga condivisione dello spazio scenico, opportunamente distinto. In questo ambiente si rincorrono i paradossali e spesso sconclusionati pensieri della zia Fiorella, eterna studentessa irrimediabilmente fuori corso. Nel trambusto che agita una casa affollata, come quella di Luciana (Stefania Polentini) e Adriano (Armando Puccio), le conversazioni telefoniche di Fiorella con il suo tenace spasimante -emblemi di uno pseudo intellettualismo che fa molto riflettere- riescono a diventare sterminate mentre altalenano mixando ironicamente nel catalogo degli argomenti filosofici più cool.

E tra le domande filosofiche più attuali di sempre svetta quella sul senso del vivere, un significato cercato ma anche schiacciato dalla vorticosa forza con cui la tecnologia ed il suo feroce incalzare sovrastano le domande più profonde. In un periodo storico come quello attuale, in cui prevale la paura della malattia e più in generale del contagio, l’esperimento familiare “Gregory” è una sfida che usa l’arma della comicità, tenta una ribellione contro quelle paure, soprattutto lotta contro la paura ad esporsi a ciò che è diverso. In quest’ottica ammettere con sincerità le proprie difficoltà e il proprio spaesamento sono forme di alto coraggio, la forza più efficace per prevenire la discriminazione sociali che può colpire un figlio, qualunque figlio ‘diverso’.

Come si superano le difficoltà? Ognuno a suo modo ma tutti in primis ammettendole: vale per genitori e nonni che, tra mille difficoltà, trovano la forza di andare avanti, ognuno a suo modo, e ad aprirsi in confessioni intime e momenti goliardici. Parlare è sempre difficile. Per Gregory fa parte del suo disturbo, per ognuno di noi vuol dire aprirsi, trovare le parole per comunicare fragilità, aspirazioni, timori, speranze. Si procede così con il tocco di inevitabili risvolti comici, ad illuminare la scena e le riflessioni del pubblico sui risvolti sociali dello spettacolo. La parola di Gregory (ottimamente interpretato da Francesco de Rosa, che sa anche omaggiare il pubblico con un valido accompagnamento musicale) è un invito ad esercitare il potere del dubbio, quel sano domandarsi privo di ombre di complotto che rimane la risorsa più efficace per ascoltare e sentire autenticamente l’altro.

Antonella Sabbi

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