Da martedì 11 a domenica 16 marzo 2025, il palcoscenico del Teatro Vittoria ospita un evento teatrale straordinario: Lella Costa, accompagnata dal regista Gabriele Vacis, presenta “Othello – di precise parole si vive”. Un’opera che segna il ritorno, dopo ben 24 anni, di questa coppia artistica su uno dei testi più intensi e drammatici della storia del teatro: Othello di William Shakespeare.
La scelta di rimettere in scena questa tragedia, pur appartenendo al canone classico, risuona con una straordinaria attualità. La trama, intrisa di gelosia, inganno, e manipolazioni psicologiche, non potrebbe essere più vicina ai temi del nostro tempo. Othello, con la sua feroce analisi della natura umana, presenta una storia che potrebbe tranquillamente sembrare una cronaca dei giorni nostri. L’opera affronta temi universali come la diffidenza, il pregiudizio e l’influenza che le parole possono avere sul destino delle persone.
Lella Costa, nella sua interpretazione, mette in luce la potenza e la delicatezza dei personaggi shakespeariani, con una lettura che sa essere al contempo moderna e rispettosa della tradizione. Al suo fianco, la regia di Gabriele Vacis aggiunge una dimensione ulteriore alla riflessione sulla tragedia, facendo rivivere con freschezza le parole di Shakespeare e rendendo il testo ancora più potente e coinvolgente.
Il ritorno sul palco della coppia artistica per “Othello” , dopo più di due decenni, non è solo un evento teatrale, ma una necessità di riproporre il fortunato sodalizio per raccontare una storia in una chiave interpretativa unica; una storia che ha ancora molto da dire. Un invito, per il pubblico, a riflettere sul mondo che ci circonda, sulle dinamiche di potere e manipolazione, sulla vulnerabilità dell’animo umano e sulla forza distruttiva delle parole.
In un’epoca dove le parole hanno il potere di costruire e distruggere, questo spettacolo diventa un’importante occasione per ascoltare e confrontarsi con una delle storie più potenti mai scritte. L’appuntamento con Othello è dunque imperdibile, per chi cerca, nel teatro, un’opera che non solo intrattiene, ma che interroga, commuove e costringe a riflettere sul nostro presente.
L’interprete Lella Costa dichiara:
Succede con i grandi autori, forse soprattutto con Shakespeare: i loro testi, le loro storie, i loro personaggi sono, letteralmente, immortali. Continuano a parlarci, a stupirci, a incantarci; a volte ci aiutano perfino a capire chi siamo, cosa ci sta succedendo adesso.
E quando incontri una di queste storie perfette in genere te ne innamori, e soprattutto ti rendi conto che non avrebbe alcun senso provare a inventarne un’altra per dire le stesse cose, ma che è lecito, forse perfino doveroso, continuare a raccontare quella. Precisamente quella.
È quello che è successo a Gabriele Vacis e a me, e non una volta sola.
È quello che ci ha entusiasmati a tal punto da pensare di riportare in scena, dopo 24 anni, il nostro Otello, preservando intatta la sostanza narrativa (Shakespeare) ma intervenendo e modificando quelle parti in cui l’attualità, o meglio la contemporaneità, richiedevano un aggiornamento. Quelle parti in cui lo stesso Bardo si divertiva a inserire allusioni e citazioni per noi incomprensibili (chi mai sarà quel “Signor Angelo” che condiziona perfino il Doge?), ma che sicuramente per gli spettatori dell’epoca erano chiarissime, e probabilmente molto divertenti.
Se poi ci aggiungiamo una trama folgorante, il cui riassunto potrebbe sembrare una notizia di cronaca di oggi (un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole), allora ci rendiamo conto di quanto bisogno abbiamo di continuare a raccontare e ascoltare questa storia. Precisamente questa.
Conclude l’attrice Lella Costa.
Dichiara il regista Gabriele Vacis:
Ho sempre pensato che Otello fosse la tragedia dell’uccidere per amore. Se il Moro soffocasse Desdemona perché la odia non ci sarebbe dramma. Invece, che Otello ammazza la sua donna perché la ama, continuiamo a raccontarcelo dopo quattro secoli. È così, no? La tragedia si annida nel contrasto, nella contraddizione inconciliabile.
Bene: ho appena espresso una stupidaggine.
Sì, perché oggi sappiamo che quello non è amore. Non c’è mai amore quando c’è violenza e sopraffazione. E questo ce l’hanno insegnato le donne. Le più giovani in modo molto risoluto. Quello che ho enunciato, che Otello uccide Desdemona per amore, è un principio patriarcale. Proprio patriarcale, attenzione, non maschilista. Il maschilismo è un modo di comportarsi: quando mi accorgo, o mi costringono a prendere atto che è sbagliato, la smetto. È come fumare, lo so che fa male, però quando comincia a prendermi una qualche cardiopatia, smetto. Certo ci sono i recidivi, però anche loro lo sanno che stanno facendo una cosa sbagliata, anche se magari lo negano o lo giustificano con qualche ostentazione di libertà o pretesa di scorrettezza politica. Il patriarcato no. Non è che possiamo scegliere se essere o non essere patriarcali. Il patriarcato ce l’abbiamo dentro, in profondità, perché comincia da Zeus che si prende tutte le donne che gli piacciono, volenti o nolenti. Perché tutta la cultura occidentale, lo stesso continente in cui viviamo prende il nome da una ragazza, Europa, rapita dal patriarca per eccellenza, Zeus, appunto. E poi ci sono i patriarchi della Bibbia, l’altra colonna della nostra cultura, che non è che trattino le donne con grandi riguardi. Dev’essere per questo che tanti maschi sono disposti a riconoscersi maschilisti, perché da quello si può guarire, ma appena pronunci la parola patriarcato partono con infinite ed eruditissime contestazioni antropologiche, storiche, sociali il e chi più ne ha più ne metta.
Raccontare l’Otello con Lella Costa significa provare a capire cosa possiamo fare, noi maschi, per emanciparci dall’umiliante condizione di oppressori a cui siamo condannati dalla storia.
Me li vedo già, anche certi amici miei a pensare: ecco il solito maschio pentito che vuole autoflagellarsi e vai col tango… queste, ormai, sono le parole dell’arroganza maschile, sono le parole di chi insulta il padre di Giulia Cecchettin mentre cerca le parole per liberarci dalla prigione del patriarcato. Perché prima di tutto si tratta di trovare le parole, precise parole che ci aprano alla comprensione di tutti gli Otelli vittime di sé stessi prima ancora che dei tanti Iago che ci ammorbano, ma soprattutto precise parole che ci aiutino a comprendere la tragedia vera di Desdemona, che si annida nel profondo delle anime.
Lo spettacolo- Produzione Teatro Carcano, distribuzione Mismaonda- si avvale della scenofonia di Roberto Tarasco e delle scene Lucio Diana.
Alessandra Battaglia
Riepilogo Info
“Othello – di precise parole si vive”
Da martedì 11 a domenica 16 marzo 2025
Teatro Vittoria- Attori & Tecnici
Piazza Santa Maria liberatrice n10, Roma
Quartiere Testaccio
Botteghino 07 5740170 06 5740598
Come arrivare:
Metro Piramide, Tram 3; Bus 23, 30, 75, 83, 170, 280, 716, 781
Vendita online biglietti www.teatrovittoria.it


