Home Cultura e Spettacolo Gerano celebra S. Anatolia: grande Fiera di artigianato e l’anima nomade di un popolo in cammino

Gerano celebra S. Anatolia: grande Fiera di artigianato e l’anima nomade di un popolo in cammino

9 e 10 luglio tra fede millenaria e danze nomadi con gli Erre Sei

da Alessandra Battaglia

Nel cuore verde della Valle del Giovenzano, il borgo di Gerano si trasforma in un crocevia sospeso tra sacro e profano, memoria millenaria e futuro nomade. Ogni anno, attorno al 9 e 10 luglio, la Festa di Santa Anatolia richiama migliaia di turisti, pellegrini e comunità zingare, in un tripudio di bancarelle, colori e tradizioni incrociate. La Festa e Fiera secolare di Santa Anatolia sono due momenti comunitari che attingono le origini in più di 200 anni di storia.

La Festa si sviluppa in un crescendo di sacralità, libertà e dialettica culturale. Quest’anno, tra riti, la festa si accende di un ritmo primordiale: la musica e le danze popolari degli Erre Sei, il celebre gruppo folk originario di Cave (RM), pronto a far vibrare il cuore della comunità.

Quello che stupisce è il fascino irresistibile di una ritualità ricca, sensoriale, intreccio di saperi cristiani, ebraici, iraniani, indù, rielaborati con un sincretismo originale e ancestrale. Processioni con ceri, cortei a cavallo, danze e canti popolari si fondono in un rito che non è solo devozione, ma espressione viva dell’anima zingara: un popolo che vive assaporando il viaggio come stile di vita, portando con sé miti di fate del destino, demoni e spettri, narrazioni crepuscolari sull’aldilà accanto a racconti solari dei mestieri e delle arti.

Il prato antistante il Santuario, un tempo luogo delle antiche “nundinae” – mercati di bestiame e prodotti – diventa teatro di un mondo sospeso fra riti e fiera, dove musica e artigianato s’intrecciano.

Nel grande prato di Santa Anatolia ci sarà anche una esposizione dei tesori di latta colorati custoditi nel Museo delle Antiche Scatole di Latta di Gerano, (foto accanto di una delle sale della Casa delle Scatole di Latta) un unicum che da solo vale una visita che si trasforma in emozioni vive. L originalissimo Museo con le sue centinaia di esemplari, è un piccolo scrigno di memorie che trasporta indietro a passeggiare tra i nostri ricordi di cose buone.

Immaginatevi di essere immersi tra profumi invitanti e di riempirvi gli occhi di colori e forme che vi sbloccheranno ricordi e poi di ascoltare la musica, quella, tanto per creare una immagine evocativa, che abbiamo adorato nei Gipsy King con canzoni come dove magari la tradizione violinistica, riecheggia come un eco lontano delle corti europee, dove i musicisti rom suonavano fin dal XVII secolo.

Questa è una festa di popolo che sa di libertà: i nomadi, dai loro abiti tradizionali e dalla devozione silenziosa, dialogano con la comunità geranese – vera casa di questa condivisione – trasformando ogni angolo in un racconto di incontro. Non c’è divisione tra il luogo e chi viaggia: qui il gesto di un cerchio di fuochi d’artificio, le note di un violino, il tocco di una mano su un oggetto di latta, diventano segni di una cultura viva e resistente.

In questa atmosfera sospesa, Gerano non è solo un borgo: diventa passage de l’âme, tappa imprescindibile di un viaggio spirituale intriso di tradizione e mito. Qui, tra fede popolare e nomadismo, si custodisce un patrimonio leggendario, fatto di superstizioni e speranza, dove dolore e allegria vivono vicini, e la malinconia che sussurra miti di aldilà convive con la festa danzante delle arti.

È un invito a cogliere il senso del cammino: non come fuga, ma come scoperta; non come dispersione, ma come radicamento nell’essenza stessa del viaggio.

Le parole del Sindaco di Gerano Danilo Felici risuonano come un invito sentito a ritrovare l’anima autentica di Gerano e della sua secolare fiera:

“La fiera è un punto fermo della nostra cultura, un evento unico che riporta all’origine del commercio con lo scambio di merce e bestiame.”

Un punto fermo nella identità culturale di Gerano stessa, la Fiera affonda le radici nella storia antica dello scambio e del commercio, quando la vita ruotava intorno al baratto di merce e bestiame, e le mani si stringevano per accordi dettati dalla fiducia. Oggi, quello stesso spirito vive in forma rinnovata nei banchi ricolmi di prodotti artigianali, specialità gastronomiche e oggetti del sapere popolare. La fiera si è trasformata in una grande festa di comunità: un teatro a cielo aperto che accoglie musicisti, artisti di strada e culture nomadi, fondendo la sacralità del rito con l’energia contagiosa della festa popolare.

È un appuntamento che non coinvolge solo Gerano, ma tutta la Valle del Giovenzano. Due giorni di festeggiamenti che iniziano il pomeriggio del 9 luglio, con la processione che parte dal centro storico per giungere al Santuario, dove alle 20 si celebra la Santa Messa (in foto accanto la statua raffigurante Santa Anatolia). A seguire, il parco antistante si accenderà di luci, canti e sapori, in un abbraccio che durerà fino alla tarda mattinata del 10 luglio 2025. Un’occasione speciale che unisce la comunità geranese a quella zingara, in un intreccio di memorie, devozione e spirito nomade. Una festa dove i suoni antichi dei violini, i colori delle bancarelle, i racconti di vita e le danze improvvisate si fondono in un’esperienza collettiva e irripetibile.

“I cittadini di Gerano vi aspettano – conclude il Sindaco Danilo Felici – per vivere insieme una festa che non è solo evento, ma appartenenza. Un rito che ci riporta all’essenza di ciò che siamo: ospitali, radicati e aperti al mondo.”

Tornando agli aspetti dinamici sicuramente un ruolo importante lo avranno gli Erre Sei che con le loro performance amplificheranno il richiamo del saltarello e le emozioni del violino. Nati nel 2008 da un gruppo di amici animati dalla passione per il patrimonio sonoro regionale, gli Erre Sei hanno fatto del saltarello, della tarantella, della pizzica e della tammurriata il loro tratto distintivo. Un ensemble variopinto di organetto, lira calabrese, chitarra, fisarmonica, zampogna, ciaramella, sax, tamburi e basso che trascina l’anima del pubblico in un vortice di note antiche e vitali. Con oltre 60 date ogni anno, gli Erre Sei sono considerati tra le realtà più affermate del panorama folk laziale, ospiti di Rai 1 e Rete 4.

Ma perché vederli a Gerano? Per il contesto perfetto dove le danze popolari coroneranno la grande Fiera di Santa Anatolia, tra i profumi della ricca enogastronomia a cura anche del prestigioso Slow Food di Tivoli e Valle dell Anien,  preparatevi a lasciarvi catturare dal ritmo trascinante del saltarello, del tamburello, della tammurriata e della pizzica, una festa per occhi, cuore e piedi.
Sara un autentico viaggio tra culture: la loro musica nasce dal centro-sud italiano, ma risuona come eco di un passato ricco di contaminazioni e rituali.
Performance coinvolgente: tra strumenti antichi e moderni, voce e improvvisazione, il palco diventa un luogo di socialità e memoria condivisa.

Alessandra Battaglia

Riepilogo Info

Gerano

Fiera di Santa Anatolia

9 e 10 luglio 2025

Prato di Santa Anatolia a Gerano /RM

Si ricorda ai Lettori che la processione partirà dal centro di Gerano per giungere al prato di Santa Anatolia dove si svolge la Fiera.

 

Ti potrebbe interessare anche:

Lascia un Commento