Dopo 10 anni cala il sipario sull’era di Dylan Dog con Roberto Recchioni alla guida, e si apre un nuovo capitolo per l’iconico e longevo fumetto Bonelli, con l’annuncio di Barbara Baraldi come nuova curatrice. Assieme a lei troviamo Claudio Lanzoni che assume il ruolo di assistente editoriale, mentre Franco Busatta continuerà nel suo prezioso ruolo di coordinamento redazionale. Naturalmente Tiziano Sclavi, il creatore del personaggio, rimane sempre come supervisore.
In un post su Instagram, Recchioni ha innanzitutto attribuito al creatore di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, la volontà di riportare il personaggio alle origini, come già previsto da tempo: «Signori, le cose sono molto semplici: Tiziano ha scelto così. Il creatore del personaggio, dopo dieci anni di sperimentazioni, sconvolgimenti e rivoluzioni, ha sentito il bisogno di riportare Dylan a una dimensione più “casalinga” e consueta per i lettori, e noi (la casa editrice, la redazione, il curatore, gli autori) abbiamo seguito le sue indicazioni e fatto in modo che questo fosse possibile». In ogni caso, Recchioni continuerà a ricoprire il ruolo di curatore di Dylan Dog.
A suo dire Recchioni è stato chiamato alla conduzione della testata in un “momento di calma” di Dylan Dog, le cose andavano bene, il fumetto vendeva, ma Tiziano Sclavi – l’ideatore del personaggio – e la Bonelli volevano di più. Recchioni vine chiamato alla guida della Galassia Dylan Dog nel 2013 e le cose non furono mai più le stesse.
La consacrazione di Recchioni alla guida di Dylan Dog, a nostro avviso, avviene dopo la pubblicazione dei due albi di “Mater Morbi e Mater Dolorosa”, sceneggiati da Recchioni e disegnati da Carnevale e Cavenago. Albi struggenti, meravigliosi e personali: Recchioni soffre della malattia di Crohn che più volte – parola di Recchioni – ha vacillato tra la vita e l’inferno. In questi albi la malattia prende forma: una madre, un’amante perversa, una compagna di vita, perché il Crohn non ti molla mai, è sempre lì in agguato. Tiziano Sclavi e Mauro Marcheselli (direttore della Sergio Bonelli Editore all’epoca dei fatti) hanno visto in lui l’uomo giusto per un compito difficile e delicato: riportare Dylan Dog sulla bocca di tutti.
E in effetti è proprio quello che è successo: la creatività e l’impeto, a volte scomodo e rumoroso di Recchioni, rivoluzionano l’indagatore dell’incubo. Grazie a buone storie, alcune anche ottime, e a qualche azzeccata iniziativa editoriale e di comunicazione, Dylan Dog è tornato sulla bocca di tutti e ci è rimasto per parecchio, come ai bei tempi. È stato inevitabile però che tra tanti albi pubblicati, oltre a quelli buoni ce siano stati anche di più deboli, così come è del tutto normale che non tutte le iniziative editoriali siano sempre state del tutto centrate o pienamente a fuoco. Fallimenti inevitabilmente statistici.
Quello che conta è che, alla fine di ogni stagione, le vittorie fossero significativamente più delle sconfitte e così è stato per molto tempo.
Ma nessuna squadra vince per sempre, vero? Così, dopo un arco di storie che che ha visto Recchioni e la Bonelli particolarmente soddisfatto (il cosiddetto Dylan Dog 666) ha iniziato a rendersi conto che la spinta iniziale che lo aveva animato si era affievolita e che le cose si stavano sin troppo normalizzando per un personaggio come Dylan, che ha nel suo DNA il fatto di non essere normale.
Aggiungeteci nel mezzo una pandemia, una guerra, una crisi delle risorse, della carta e del settore editoriale, oltre a tutta una serie di distrazioni e difficoltà personali – “nel cui merito non entrerò”- , e non è difficile capire perché Dylan abbia iniziato a lasciare sul campo qualche punto di troppo.
Per i non addetti ai lavori è difficile immaginare il lavoro che c’è dietro ad un fumetto popolare come Dylan Dog, perché in Italia, quando si parla di fumetto seriale, si parla di una mole di lavoro che non ha eguali nel mondo. Per capirsi, Mauro Boselli, il curatore editoriale delle testate di Tex, ogni anno supervisiona quasi quattromila pagine del ranger, mentre qualcuno al suo stesso livello ma statunitense (l’editor in chief delle testate dedicate a Spider-Man, per esempio) alcune centinaia. Fare fumetti popolari in Italia quindi non è solo questione di qualità ma anche di quantità.
E veniamo a Barbara Baraldi, che è la nuova “coach” di Dylan Dog. Barbara è una bravissima autrice di romanzi gialli e thriller, una grande appassionata di horror e la fan numero uno di Dylan Dog. In lei Recchioni ha fortemente creduto come autrice.
“Sono sicuro che saprà portare quella ventata di freschezza che serve al personaggio e a farlo vincere di nuovo. Quanto a me, la sosterrò con nuove storie da sceneggiatore, a cui potrò dedicarmi con la massima attenzione, alleggerito da ogni altra responsabilità.”
La stessa Baraldi aggiunge: “Sono molto emozionata di iniziare questa nuova avventura. Tornerà in primo piano l’orrore, il genere che più di ogni altro ci permette di elaborare le paure, di rapportarci con l’inconscio e il rimosso. Ma sarà un orrore contemporaneo, sospeso tra onirico e simbolico. Del resto, essere “dylaniati” è per sempre. Parleremo quindi di mostri e nuovi incubi e ci saranno ritorni “eccellenti”. Sulla pista tracciata da Tiziano Sclavi, daremo spazio anche a storie autoconclusive collegate da una tematica comune, sperimentazioni grafiche e narrative e interpretazioni autoriali.”
In tutto ciò è bene specificare che per Recchioni questo non è un addio a Dylan Dog: pur lasciando il ruolo di curatore, continuerà ad apparire sulle pagine della testata come sceneggiatore.
“Sarà un buon periodo, me lo sento. E un periodo lungo.
Ci vediamo in campo” – Roberto Recchioni
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